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di andar a scostare i banchi dei letti dei familiari, in modo che questi montandovi sopra, nell’andare a letto, ruzzolavano giù. In quell’agglomeramento di ospiti e di familiari nell’Intendenza, più volte ripetettero questo scherzo, che li divertiva tanto. E il conte di Trani ne fece uno più crudele al segretario generale dell’Intendenza, Giuseppe de Filippi, che era stato sottointendente a Melfi, e che, in occasione delle nozze, aveva, anche lui pubblicato un sonetto apologetico a Ferdinando II. Era un brav’uomo, complimentoso e tutto inchini, il quale, durante tutto il soggiorno del Re a Bari, non smesse mai l’uniforme. Un giorno il conte di Trani chiese delle arance, e il De Filippi, invece di ordinare a un cameriere di portarne in un vasoio, le portò egli stesso sulla terrazza. Questo eccesso di zelo, anzi di servilismo, indispose Luigi e Alfonso così al vivo, che decisero di liberarsi di lui su due piedi. Il conte di Trani invitò il De Filippi a partecipare al giuoco dei soldati, e il De Filippi non se lo lasciò ripetere. Lo mise prima sull’attenti, e poi gli ordinò di andare in avanti, sempre, sempre in avanti, sino all’uscio della scala, che il principe gli chiuse alle spalle con una grande risata. Non fu visto più, e i giuochi continuarono più liberamente. Maria Sofia si trovava volentieri in compagnia dei cognati, veri scolari in vacanza, i quali la chiamavano familiarmente Sofia, e la distraevano dalle sue ugge. Nel pomeriggio del 26, la duchessa e i cognati fecero una gita in mare, per divertirsi alla pesca. S’imbarcarono al nuovo porto, nella loro lancia e non si allontanarono dalle acque della costiera. Alcuni pescatori, chiamati in loro aiuto, concorsero a rendere abbondante la pesca e furono regalati di trenta piastre. Un altro giorno. Maria Sofia offerse al marito e ai principi di preparar di sua mano una frittata, alla bavarese, per mangiarla a colazione. Detto fatto. Le fu portato, insieme alle uova, un braciere, sul quale fu posto un fornello, ma mancavano una padella e un cucchiaio. Si diè allora l’incarico al sindaco Capriati di scendere e comprare una padella e un grosso cucchiaio; e il sindaco, il quale era in abito nero e calzoni corti, essendo quel giorno di servizio, scese in piazza e compro l’occorrente, ma il risultato finale fu un fiasco: la frittata non riusci, furono bruciati tre tovaglioli e bruciato il tappeto; si fè un gran ridere e Maria Sofìa rinunciò ad ogni pretesa di cuciniera. La