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dogli incontro sulla scaletta, con molta disinvoltura gli porse la mano e lo salutò con queste parole: “Bon jour, Francois„. Ed egli afferrandole tutte e due le mani, la baciò in fronte, dicendole, non senza qualche imbarazzo: “Bon jour, Marie„, e rimasero soli a parlare in un angolo del bastimento, sino a che non fu tutto pronto per lo sbarco. La duchessa fu abbracciata e baciata da Maria Teresa, che le presentò i suoi figli, anch’essi in divisa militare. Le domande della duchessa non avevano tregua. Chiese della salute del Re e mostrossi dolente di non vederlo; chiese della città e di tante cose, alle quali domande Francesco rispondeva impacciato, sia per l’emozione di trovarsi innanzi alla sposa, più bella ancora del suo ritratto, sia perchè, pur conoscendo il francese, lo parlava con difficoltà. Poi si montò nelle lance e si scese a terra. Nel padiglione fu fatta la presentazione dei rispettivi seguiti e delle autorità; e indi con lo stesso ordine di prima, il corteo si diresse all’Intendenza. La sposa vestiva un elegante abito da viaggio, con magnifiche pellicce, e fu naturalmente la più festeggiata. I suoi occhi neri, i copiosi capelli castagni, bizzarramente acconciati, l’alta ed elegante persona, l’espressione dolce e infantile del volto, e tutta l’aria di grande dama le conquistarono ad un tratto le simpatie di tutti, che a coro la proclamarono bellissima, felicitandone Francesco. Le grida salivano al cielo, e gli applausi continuarono insistenti sino al palazzo, al cui balcone gli sposi, chiamati dalle grida festive della moltitudine assiepata in piazza, si dovettero ripetutamente mostrare.

Francesco non entrava nei panni dalla gioia, ma era impacciato e confuso. Il suo volto, adombrato appena da due baffetti neri nascenti, non era atteggiato ad altro sentimento che a quello d’una puerile contentezza. Ritiratisi dal balcone, il duca e la duchessa di Calabria, con Maria Teresa e i principi, andarono nella camera del Re. Fu commovente l’incontro fra quella giovane creatura, fiorente di salute e di brio, e il Sovrano, invecchiato dal male e sofferentissimo. Ferdinando II si era levato a sedere sul letto; abbracciò la nuora e la tenne, qualche minuto, così abbracciata, piangendo per la commozione. Chiese notizie del viaggio e si scusò di averla fatta trattenere tanti giorni a Vienna. Conversarono insieme più di mezz’ora, con grande diletto di tutt’e due, e sin da quel momento si stabilì,