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la più ampia via della piazza coperta e le mura bizantine che scendono a picco nel mare, erano gremite di una folla straordinaria e pittoresca.

Il corteggio reale era formato da dieci carrozze, circondate e seguite da guardie d’onore a cavallo. Era uno spettacolo imponente, ma il Re non c’era. A spiegare i commenti della folla circa l’assenza di lui, si fece correre la voce, che Sua Maestà non aveva voluto esporsi alla brezza marina, essendo ancora indisposto. Nella prima carrozza sedevano il marchese Imperiale, il duca di Sangro e il principe della Scaletta; nella seconda la Regina e il duca di Calabria, in divisa di colonnello degli usseri, con la fascia di San Gennaro e il Toson d’oro; nella terza, 1 conti di Trani e di Caserta, coi colonnelli Cappetta e Nicoli; nella quarta, gli arciduchi Guglielmo e Ranieri e l’arciduchessa Maria, e nelle altre carrozze Murena, Bianchini in grande uniforme, la principessa della Scaletta, la baronessa Andriana, dama di compagnia dell’arciduchessa Maria, i generali Ferrari, Del Re e Nunziante, e i colonnelli Severino e Latour. Le carrozze procedevano lente, in mezzo al popolo festante. Giunti al padiglione, il duca di Calabria, la Regina, i principi e gli arciduchi, accompagnati dalla principessa della Scaletta, dal marchese Imperiale e dai generali Ferrari e Del Re, montarono su ricche lance e andarono a bordo. La lancia reale era comandata dall’ufficiale Vincenzo Criscuolo, figlio di don Raffaele.


Grande l’animazione a bordo della fregata. La duchessa di Calabria aveva un po’ sofferto lungo il tragitto; era piuttosto pallida, anche per l’emozione e col binoccolo guardava la città, il porto e il padiglione. Più che dalle dame di compagnia, partite con lei da Trieste, era stata assistita da donna Nina Rizzo, la quale non si tolse un momento dal suo fianco e, fin d’allora, prese su lei quel forte ascendente, che crebbe in seguito, come si vedrà. A lei, e al maggiordomo Leopoldo Raucci, Maria Sofia aveva più volte domandato, con infantile curiosità, durante il viaggio, se il duca di Calabria fosse veramente brutto, come n’era corsa voce a Monaco; e donna Nina e il Raucci l’avevano rassicurata che non era punto brutto ed era poi tanto buono; ma quando lo vide nella lancia reale, nel bel costume di colonnello degli usseri, ne riportò una grata impressione, e andan-