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la malattia della giovane arciduchessa Anna, moglie del principe ereditario Ferdinando. La famiglia granducale era quasi al completo. Oltre al granduca Leopoldo, alla granduchessa Maria Antonia, sorella del Re, all’arciduca e all’arciduchessa ereditarii, all’arciduca Carlo e all’arciduchessa Maria Luisa, ultimi dei sei figliuoli di Leopoldo II, c’era un seguito numeroso. L’arciduchessa Anna, di 23 anni, sorella minore della duchessa di Genova, infermatasi a Firenze, era curata dai medici fiorentini Capecchi e Del Punta. Il granduca aveva chiesto al Re un buon medico napoletano, e il Re aveva mandato a Firenze don Franco Rosati, nel quale riponeva una fiducia assai maggiore che nel Ramaglia. Sotto le cure del Rosati la principessa parve guarita; ma quando la famiglia granducale venne a Napoli, il male riapparve e, in breve, degenerò in tisi. La curò anche in Napoli il Rosati, che abitava nello stesso palazzo della Foresteria, e si chiamò pure da Firenze il Del Punta, che giunse solo in tempo per firmare col Rosati gli ultimi bollettini. Morì il 10 febbraio; e, percossa da sì grave sciagura, la famiglia non ebbe più l’animo di rimanere a Napoli, e fatto quindi trasportare, due giorni dopo la morte, il cadavere della povera arciduchessa a Firenze, dove trovò sepoltura in San Lorenzo, l’addolorata famiglia partì, la mattina del 21 febbraio, imbarcandosi per Livorno. I napoletani restarono maravigliati della semplicità della Corte toscana. Il Granduca, noto nella Corte col nome di Popò di Toscana, per distinguerlo da Popò, conte di Siracusa; e l’uno e l’altro chiamati familiarmente dai figliuoli di Ferdinando II, zì Popò, faceva lunghe passeggiate a piedi, entrava nei cafi^, pagando per lo più una piastra e rifiutando il resto. Così avvenne, che fu un giorno riconosciuto al caffè di Testa d’oro e festeggiato dai camerieri e dal padrone. Un lungo viaggio da Firenze a Napoli, una grave disgrazia domestica e un ritorno malinconico, senza vedere i Sovrani, né gli sposi, commossero profondamente gli animi de* napoletani. L’arciduca Ferdinando si consolò però ben presto della perdita della buona e graziosa moglie, passando a seconde nozze, due anni dopo, colla figliuola della duchessa di Parma. Le maniere di lui, piuttosto rudi e qualche volta violente, mal si confacevano con quelle della arciduchessa, e quel matrimonio non fu modello di felicità coniugale.

Gli arciduchi d’Austria, dunque, giunti la mattina del 30 da