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CAPITOLO XIX
Alle otto della mattina del 27 partirono i tre principi, con una parte del seguito. Alle nove, Ferdinando e Maria Teresa, ascoltata la messa nell’oratorio privato dell’Intendenza, ammisero al bacio della mano le autorità, riunite nella gran sala del palazzo. La cerimonia riusci piuttosto fredda. Il Re non rivolse la parola a nessuno, in particolare, nè piacevoleggiò con questo e con quello, come era suo costume. Si temette che fosse rimasto poco soddisfatto delle accoglienze ricevute; ma il vero è, che non si sentiva bene e aveva fretta di partire. Ringraziò il dottor Leone e gli fece dire dal colonnello Severino, che si riserbava di manifestargli la propria soddisfazione, appena giunto a Napoli.
Leone restò a Lecce, e Ramaglia, con l’assistente Capozzi, accompagnò il Re, il quale scese lentamente lo scalone, appoggiandosi al braccio del ricevitore generale Daspuro, cui disse, con accento triste: “Ricevitò, so f.... Me sent’a capa comm’a