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trato nell’appartamento destinatogli, volle che si chiudessero le porte, e per qualche ora regnò un silenzio pauroso, che fece diffondere la voce che il Re sarebbe partito immediatamente. Il giovane Larussa, appena vide il trattamento fatto al Musitano, si allontanò, ma più tardi fu mandato a chiamare da Alessandro Nunziante, e interrogato circa i preparativi del pranzo. Larussa rispose che si era tutto disposto, ma Nunziante gli fece intendere che il Re non accettava nulla. Difatti il cuoco reale rifiutò persino delle ottime frutta e dei pesci squisiti, fatti venire da Pizzo. Anche i piatti e i bicchieri appartenevano alla cucina reale.
Il Re fece giustizia sommaria con le autorità. Ricevè l’intendente, solo per dirgli che fra un’ora partisse per Pizzo e vi attendesse ulteriori ordini; revocò dal comando il generale Salerno e lo sostituì col colonnello Billi, che morì in Catanzaro cinque anni dopo, e che si disse aver guadagnato una forte somma, stando in rapporto coi briganti che infestavano la provincia; ma nulla fu dimostrato. La sua moglie era una Starrabba, nipote del principe di Giardinelli, vecchio intendente di Catanzaro. Ferdinando II retrocesse inoltre alla seconda classe il capitano di gendarmeria De Cicco, e altro avrebbe fatto, se per l’intervento di alcuni ufficiali del seguito, e specialmente del capitano Gerolamo de Liguoro, che aveva una sorella maritata a Catanzaro, non si fosse via via rabbonito e persuaso che non s’era trattato di complotto, o di mancanza di rispetto, ma semplicemente di un equivoco, credendosi che S. M. sarebbe arrivata tre ore dopo. Non revocò gli ordini dati, e solo concesse all’intendente di non partire per Pizzo che l’indomani, vinto, si disse, dalle lagrime della signora Galdi, la quale ne interessò anche il conte di Trapani, ma ne ebbe questa curiosa risposta: "Signora mia, son dolente del caso, ma non posso far nulla per lei, perchè Sua Maestà vuole che io l’accompagni a preferenza degli altri principi, perchè io solo non lo annoio con delle raccomandazioni„.
Il segretario generale Guerrero ebbe le funzioni d’intendente, nel tempo stesso che il Re nominava successore del Galdi il Morelli, procuratore generale della Corte criminale delle Puglie. Rimandò le autorità, compreso il vescovo De Franco, i vescovi di Squillace e di Cotrone e l’arcivescovo di Santa Se-