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misano, vescovo di Nola, che li benedisse con l’acqua santa, mentre le alunne dell’educatorio Maria Cristina cantavano un inno. La reale famiglia si prostrò innanzi all’altare di Santa Filomena, e il Re vi stette sempre con gli occhi bassi. Il suo contegno fece a tutti impressione: nessuno riconosceva più in lui il Sovrano, che tante volte nella stessa chiesa aveva suscitate le risa di tutti, con i suoi motti napoletaneschi e salaci. Si ricordava che la penultima volta, in cui egli era tornato a Mugnano per far celebrare le solite messe pontificali, volgendosi alla Regina, aveva esclamato a voce abbastanza alta, additando il capitano di gendarmeria Rega: "Guarda, Terè, com’è brutto Rega!...„ Ohe era accaduto? Il calore della chiesa piena di gente aveva disciolta la mala mistura, con cui il Rega si tingeva i capelli, e la mistura, colando, gli rigava di nero la fronte ed il volto. In quel giorno invece, non una parola scherzevole usci dalle labbra del Re. Dopo mezz’ora gli augusti viaggiatori, ricevuta la solenne benedizione, lasciarono Mugnano. Prima di partire, il Re volle che i principi donassero al santuario i bottoni di ametista e malachita, di cui avevano fregiate le camicie, per farne un ostensorio nel quale dovesse conservarsi il sangue di Santa Filomena. Il rettore della chiesa di Mugnano non dimentica di raccontare questo presente dei bottoni, quando narra le glorie del tempio ai pellegrini.

A Mugnano furono attaccati alle carrozze sei cavalli vigorosi, provveduti dal maestro delle poste Antonio Ippolito, che ebbe una lauta gratificazione. Tre erano i postiglioni del Re. Guidava la prima coppia di cavalli, Modestino Testa; la seconda, Giuseppe Tuccillo, tutt’e due di Avellino, giovanissimi; e la terza, un vecchio postiglione, detto Bellavomma. Il Re non parve soddisfatto di vedersi in balia di due giovanotti, ma Mostaccione, il quale nelle salite scendeva dalla sua vettura e camminava a piedi accanto a quella del Re, lo rassicurò pienamente.

Cosi mossero da Mugnano, in mezzo al popolo plaudente, scortati da un plotone di gendarmi a cavallo. Cresceva il freddo e cominciò a cadere la neve. I cavalli non potevano andare sempre di trotto; anzi, alla salita del Gaudio, il Re e alcuni del seguito dovettero fare un piccolo tratto a piedi. Fu questo l’unico momento durante il viaggio, in cui parve che al Re tornasse