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servizio delle poste e procacci; e loro ispettore, incaricato del servizio cavalli e postiglioni, era Federico Lupi, in questo genere, assai capace. Egli ebbe pieni poteri per la scelta delle bestie e la loro impostazione lungo la strada. Fu uno dei pochi, che conoscesse tutto l’itinerario dal primo giorno. Egli portava, anche allora, trionfalmente, i suoi enormi baffi biondi, e fu perciò soprannominato dal Re, durante il viaggio, Mostaccione. Il Cervati era amministratore generale delle poste; lo stesso uffizio che ebbe nel 1860 il barone Gennaro Bellelli, quando andò a ricevere Vittorio Emanuele al confine di Abruzzo. Le poste dipendevano dal ministero delle finanze.

Opportune disposizioni furono date per la sicurezza delle strade. Squadroni di cavalleria e di gendarmi a cavallo perlustravano la strada consolare: più frequenti alla salita di Monteforte e nel vallo di Bovino, vecchi nidi di malandrini. Furono dati ordini alle guardie d’onore delle provincie di Terra di Lavoro e di Napoli di tenersi pronte ad accompagnare il Re, di tappa in tappa, e di raccogliersi a Nola, dove difatti si raccolsero, sotto il comando del duca di San Teodoro, caposquadrone, e di don Pasquale del Pezzo, duca di Cajaniello, caposquadrone in secondo. Il brigadiere don Riccardo di Sangro, comandante in capo di quelle guardie e cavaliere di compagnia del Re, fece parte del seguito dei Sovrani, il quale oltre al Re, alla Regina e ai reali principi: il duca di Calabria, il conte di Trani e il conte di Caserta, era formato dal Murena, ministro delle finanze; dal Bianchini, direttore dell’interno e della polizia generale; dal principe e dalla principessa della Scaletta; dal colonnello Severino, segretario particolare del Re; dal generale Ferrari, aiutante del duca di Calabria; dal colonnello Cappetta, istruttore dei principi secondogeniti e dal conte Francesco Latour, gentiluomo di settimana. Era un seguito ristretto, addirittura intimo. Il principe della Scaletta, Vincenzo Ruffo, e la bella principessa, nata contessa Wrbna di Vienna, dama di Corte della Regina, erano come persone di famiglia. Maria Teresa condusse inoltre una cameriera, la Rossi, moglie di un alabardiere, e il Re, il suo cameriere fido Gaetano Galizia. Vi andò pure una sorella nubile della Rossi, e si rise lungo il viaggio, credendosi che il Galizia facesse la corte a questa ragazza.

Gli addii di famiglia furono commoventi. Il Re e la Regina