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libertà provvisoria Donato Morelli, imputato "di cospirazioni ed attentati all’oggetto di distruggere e cambiare il governo, ed eccitare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l’autorità reale„. Appena i magistrati s’inchinarono, il Re, con piglio severo, squadrò il Corapi e gli disse bruscamente: "Presidente Corapi, io non sono contento di voi„. Il Corapi fece un profondo inchino e nulla rispose; ma, tornato a casa, indossò l’abito nero e, ripresentatosi al Re, gli disse: "Dopo le parole di Vostra Maestà al presidente Corapi, questi non può che rassegnare, come fa, le sue dimissioni„. Ferdinando II fu scosso da tale atto di dignità; non trovò parole da rispondergli e solo ordinò a Scorza che fossero accolte le dimissioni, ma che si corrispondesse al Corapi l’intera pensione, che allora equivaleva all’intero stipendio. Il Corapi, che onorò la magistratura napoletana in tempi difficili, morì in tarda età, dopo il 1860. Era nonno materno del deputato Bruno Chimirri.
Nelle ore pomeridiane del giorno 8, il Re lasciò Donnici e giunse verso sera a Rogliano. Le altre volte era stato ospite in casa Morelli, ma questa volta preferì l’incomodo alloggio nel convento dei Cappuccini, le cui umili celle erano state addobbate con mobili, requisiti presso la famiglia Morelli da un capitano di gendarmeria. L’incidente più notevole di quella ospitalità fu la conoscenza, che il Re fece di frate Antonio "fra’ Ntoni", laico, in odore di santità, il quale dispensava ricette per guarire e si assicurava che facesse qualche miracolo. Non si lavava mai, e il sudiciume dei suoi abiti e della cella era reso maggiore dalla sua stravagante passione per un ghiro, che aveva addomesticato e gli dormiva addosso, obbedendogli come un cane. Il Re andò a visitarlo nella cella, e Fra’ Ntoni, mostrandogli il ghiro, gli disse che il popolo doveva essere al suo Re così affezionato, come il ghiro era affezionato a lui.
La mattina del 9, lasciò Rogliano alle 10. Dette udienza alla signora Morelli, madre di Donato e di Vincenzo, contro i quali era aperto il grave processo politico; ma la signora non udì rispondersi che queste secche parole: "Fate fare il giudizio„, nè risposta più confortante ebbe la figlia di Saverio Altimari. Traversò Rogliano a piedi, in mezzo al suo stato maggiore; poi montò a cavallo, e passando sotto gli archi di trionfo innalzati in suo onore nei paeselli di Carpanzano e Scigliano, giunse all’osteria