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ed era cattolico osservantissimo; e scienziato di fama mondiale era Carlo Gemellaro di Nicolosi, celebre per i suoi studi sull’Etna. Egli insegnava geologia e mineralogia, dirigeva il gabinetto di storia naturale e fu anche rettore. Insegnavano i due fratelli Pulci: Francesco, ritenuto il più reputato medico di Catania, e Innocenzio, professore di letteratura italiana, ed erano abbastanza animosi nei loro insegnamenti. È giustizia ricordare Euplio Reina, buon chirurgo e ostetrico, e Salvatore Ursino, il quale insegnava codice civile confrontato col diritto romano: giureconsulto e magistrato di grande rettitudine, sedendo tra i giudici della Gran Corte Civile. Molto affiatamento esisteva fra i professori e gli studenti, che negli ultimi tre anni superarono la cifra di seicento. Oggi, secondo risulta dall’ultimo Annuario, sommano a 986; e mentre in quegli anni la facoltà di filosofia e lettere non ebbe alcun iscritto, oggi ne conta settantanove. Il maggior numero degli iscritti era allora nelle facoltà di giurisprudenza e di matematica, perchè in quelle facoltà erano i professori più valorosi. Nella facoltà di teologia ve ne furono due soli nel 1858, e cinque negli anni successivi.

La polizia teneva d’occhio la studentesca, trattandola con maggior severità, che non a Palermo e a Messina. Assai rigido era l’intendente Panebianco che non risparmiava nemmeno i proprii figli, da lui un giorno puniti, si disse, con l’arresto in casa. Si rileva dal bel libro di Emanuele de Marco,1 come l’autorità politica cercasse anche in questo l’aiuto del rettore, che doveva trasmettere alla polizia i nomi degli studenti, per il rilascio delle carte di soggiorno. Ed anche più in là si spinse il Panebianco con questa lettera, comicissima di certo, se giudicata coi criteri di oggi, e da lui diretta al rettore, in data 20 ottobre 1852, quattro giorni prima dell’arrivo del Re: "Per ordine superiore essendosi considerato che le barbe non sono più di moda, e che il portarle fuori d’uso, richiama tristi rimembranze, è necessario che tutti coloro, i quali amino comparire di buona morale, levassero dai loro volti quel segno. Epperò io mi rivolgo a lei, affinchè sotto la sua responsabilità, nessun professore, studente o impiegato della R. Università indugi all’osservanza dell’ordine suaccennato «.


  1. La Sicilia nel decennio avanti la spedizione dei Mille. — Catania, Tip. Sicula, Monaco e Mollica, 1898.