cultura veramente superiore. Non rientrò nell’Università che nel 1860, con decreto di Garibaldi; nel 1861 resse il dicastero della pubblica istruzione presso la luogotenenza di Palermo; fu deputato di Catania e mori senatore del Regno, ma non prese parte alle sedute del Senato, e credo non abbia nemmeno giurato. Era uomo di forti convincimenti patriottici e parlava poco. Nato in Misterbianco nel 1811, vi mori nel novembre del 1880. Sostituto del professore Scuderi, ancora giovanissimo, insegnò economia politica all’Università e, morto nel 1841 lo Scuderi, fu nominato per merito professore di diritto naturale. Nel 1848 fondò in Catania col detto Scuderi e Mario Rizzari il giornale l’Unità, donde la sua destituzione, restaurati i Borboni. Scrisse, fra l’altro, un libro sull’Università di Catania dalla sua fondazione al 1872, e dell’Università egli fu rettore per oltre un decennio, dal 1869 al 1880, e molto concorse al suo progresso, creando il consorzio del comune e della provincia per assicurarne le sorti. Furono destituiti anche il canonico Geremia e Giuseppe Catalano, ma vennero poi rimessi. Più devoto al Re fra i professori era l’abate Ferrara, il quale, dopo avere atteso al riordinamento della biblioteca di Casa reale, insegnò letteratura greca, prima a Palermo e poi a Catania. Ma degl’insegnanti di allora la figura più caratteristica era quella di Vincenzo Tedeschi Paternò Castello, della famiglia dei Francica, il quale, divenuto cieco all’età di tredici anni, invece di imparare a suonare il violino come voleva il padre, con l’aiuto di un buon lettore, si approfondì nelle scienze morali e tenne la cattedra di logica e metafisica. Le truppe borboniche, entrando in Catania, fecero crudele scempio della famiglia di lui. Insegnava matematiche sublimi una sommità della scienza: Giuseppe Zurria, morto di recente a 86 anni, dopo quarantaquattro d’insegnamento: mirabile esempio di diligenza, di bontà e di modestia. Anche negli ultimi anni, nessuna rigidità di stagione gl’impedì mai di far lezione; e pochi mesi prima di morire, a Mario Mandalari, direttore della segreteria di quell’Università che, in una fredda giornata di gennaio, lo pregava con affetto filiale di non esporsi alle inclemenze della stagione, rispondeva: "'U duviri, figghiu!„ La morte dello Zurria, avvenuta nel settembre del 1896, fu pubblico lutto a Catania. Vasta, svariata, multiforme, sebbene non sempre profonda cultura aveva il professore don Agatino Longo, che insegnava fisica,