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voltosi al pretore pei debiti chiarimenti, ne ebbe tale risposta da convincerlo, che allora solamente poteva farsi un’economia in questa spesa, quando sarebbe riuscito a chi toccava di superare gli ostacoli.


I due ultimi pretori di questi anni furono il principe di Manganelli, don Antonio Alvaro Paternò, brav’uomo, ma una vera nullità amministrativa, e il principe di Galati, Giuseppe de Spuches, uomo di larga cultura, specialmente classica, che ebbe molte critiche per l’offerta fatta a Ferdinando II, della sella di Re Ruggiero, offerta dicevano alcuni, da lui subita. Il Galati, che fu nei nuovi tempi deputato di Caccamo, di cui portava pure il titolo, sposò in prime nozze la poetessa Giuseppina Turrisi Colonna, che gli mori dopo undici mesi. Era un uomo di studii, ellenista e poeta. Tradusse Euripide e scrisse poemi non senza pregi ed elegie greche e latine. Morì nel 1884, presidente dell’Accademia delle scienze e lettere: mite uomo, che nei giorni più agitati del 1860 si rifugiò a bordo di un bastimento nel porto di Palermo, e invitato da Garibaldi a rimanere a capo del nuovo Municipio, non volle accettare, secondo afferma Vincenzo di Giovanni, il quale nei funerali, celebrati nella chiesa dei Crociferi, ne disse l’elogio. Con un bilancio quale abbiamo esaminato, e con si rigorosa dipendenza da Napoli, il sindaco di Palermo era in verità il luogotenente, e neppure il principe di Galati potè fare tutto quel bene che desiderava. Erano in verità cariche decorative per le grandi cerimonie civili e religiose, anzi più religiose che civili, e durante la luogotenenza del Castelcicala, il pretore di Palermo fu il marchese di Spaccaforno, direttore per l’interno; come, durante la luogotenenza di Filangieri, il pretore effettivo fu lui stesso, il principe di Satriano.

Nei nuovi tempi invece Palermo ebbe sindaci di prim’ordine. Ricorderò i maggiori, morti tutti: Mariano Stabile, il quale, reduce dall’esilio, si dedicò alla trasformazione della sua città natale; Salesio Balsano, Domenico Peranni ed Emanuele Notarbartolo. Il sindacato del Peranni si ricorda principalmente per questo, ch’egli lasciò la cassa in buone condizioni e i servizii benissimo ordinati. Il Peranni, che fu amicissimo del Minghetti, mori nel 1876, senatore del Regno. Durante il sindacato del Notarbartolo, nel quale ebbe parte, come assessore,