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cato animoso, che difese il Garzilli e i suoi compagni della Fieravecchia e poi Francesco Bentivegna e Mariano Siragusa, e aveva assunta la difesa di Giovanni e Francesco Riso, per i fatti della Gancia. Le poche e commosse pagine, che di lui scrisse Giuseppe Falcone, rivelano l’ingegno e la mirabile attività del Puglia, che fu deputato di Palermo e mori nel 1894. Giovanni Bruno insegnava economia, non politica o sociale, ma civile fin dal 1846; deputato e giornalista nel 1848 e amico di Ferrara e di Crispi, fu persona colta e antico apostolo del libero cambio e delle casse di risparmio. Benché avesse sottoscritto anche egli la nota ritrattazione, era tenuto d’occhio dalla polizia, anzi si asseriva che un poliziotto travestito assistesse alle lezioni di lui. Certo è che il giorno 18 marzo del 1858 gli fu mandato da Maniscalco questo monito: "il direttore del dipartimento di Polizia avverte il sig. professore Bruno di essere più castigato nel linguaggio quando sulla cattedra svolge alcune teorie di economia, nelle quali balenano concetti arditi, che infiammano una gioventù ardente e facile a concitarsi alle idee, che sconfinano in esagerazioni politiche„.

Liberista, era molto applaudito dagli studenti. Nel 1852 sostenne una lotta per la libertà del panificio, e negli anni 1859-1863 pubblicò la sua opera maggiore: Scienza dell’ordinamento sociale. Mori regionista, anzi autonomista convinto, a Palermo, nell’aprile del 1891.

Questi professori, che ho voluto rammentare, erano i più amati dalla scolaresca, mentre il più odiato era Giuseppe Danaro, sostituto alla cattedra di codice civile, già liberale, poi ultraborbonico e infine prefetto di polizia. Da principio credette conciliare i due uffici, ma gli studenti prima lo fischiarono, poi disertarono le sue lezioni ed egli fu costretto a lasciare la cattedra.


A Palermo fiorivano, meno che a Napoli, gli studi privati, e soli pochi professori universitari! avevano studio nelle proprie case. Tra gì’ insegnanti privati mi limiterò a ricordare il professore Luigi Sampolo, che dettava dotte lezioni di diritto civile e il cui studio era il più frequentato, nonché l’avvocato Niccola Uzzo, che insegnava procedura civile. Il Sampolo era fratello di Pietro e lo supplì per pochi mesi nel 1863. L’Uzzo, autore di opere non ispregevoli, fu nominato nel 1859 insegnante provvisorio di procedura civile all’Università.