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diocesani, che fossero sui quarant’anni, "maritate o vedove^ non mute, né scilinguate, pulite, monde di morbo gallico e di malinconia, istruite nella dottrina cristiana„. Di una scuola per le levatrici, le quali erano adoperate a giudicare e trattare tutto ciò che offrono di morboso la gravidanza e il puerperio, a regolare l’allattamento e a dar pareri nelle malattie dell’utero, di una scuola così necessaria insomma, il governo borbonico non volle mai sapere. Occorrevano i nuovi tempi, perchè le idee del grande ostetrico divenissero un fatto compiuto.
Il Pantaleo fu il creatore della sua fama e della sua fortuna. Era di Nicosia, di famiglia poverissima. Vestito da chierico, giovanetto a 18 anni, partì dalla sua terra di origine fra le lagrime dei parenti, a cavallo di un mulo. I primi anni furono assai penosi, ma trionfò di ogni ostacolo e si affermò il maggior ostetrico dei suoi tempi, e dopo avere assistito alla propria apoteosi, colla celebrazione del cinquantesimo anniversario del suo insegnamento ufficiale, mori nel dicembre del 1896, a 85 anni, lasciando un ricco patrimonio. Vincenzo Pantaleo, autore di graziosi racconti per l’infanzia, è il suo unico figliuolo maschio e ne porta degnamente il nome.
Se Pantaleo fu il creatore della clinica ostetrica, Giovanni Gorgone fu il creatore della clinica chirurgica, come il primo anatomista dell’Isola. Operatore di rara abilità e scienziato di molta dottrina, egli scrisse memorie e dissertazioni ed un trattato di anatomia descrittiva in due grossi volumi. In quei tempi, in cui la chirurgia non aveva l’immenso aiuto degli antisettici, compi operazipni audacissime, introducendo nuovi processi e rimedii. Fu membro di varie accademie italiane e straniere, e alcune sue memorie sono ancora consultate. Nativo di San Pietro sopra Patti, era professore in seguito a concorso, a 25 anni, e la sua carriera scientifica fu tutta un trionfo. Morì nel 1868.
Non di pari fama del Pantaleo e del Gorgone, ma di forte ingegno, era il dottor G. B. Gallo, che insegnava anatomia e aveva nome di clinico esperto e di uomo eccentrico. Viveva solo, nè mai volle vicino chi ne avesse cura, neanche il gigantesco fratello Giuseppe, medico anche lui, ma d’ingegno molto inferiore.
Nella facoltà di filosofia e lettere brillava monsignor Giuseppe Crispi, professore di lingua e archeologia greca, ritenuto