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blicava interessantissimi studi di statistica comparata, scritti dallo stesso direttore, e principalmente dal Ferrara e dal Busacca, esuli entrambi, e più da Gaetano Vanneschi, uomo eccellente per virtù, d’intelletto e di animo e autore di Alcuni elementi di statistica che videro la luce nel 1851. Io devo rendere alla memoria di lui, che fu dopo il 1860 presidente del Collegio di musica, un tributo di riconoscenza, perchè nel Mondo Culto scrisse con grande affetto di mio padre, Antonio de Cesare, che gli era amico e morì a Napoli nel gennaio del 1860 a 37 anni.
Altri tentativi di fondare una seconda Rassegna furono fatti, ma senza fortuna. Nacque nel 1865 una Rivista scientifica, letteraria, artistica, fondata dal Ventimiglia. Visse un anno e le successe il Poligrafo, anch’esso Rivista di scienze, lettere ed arti, ma durò due anni e cedette il posto nel 1857 alla Favilla. Giova però osservare che questi periodici raccoglievano, intorno a loro, gruppi di scrittori non omogenei e di tendenze politiche ben diverse. Il Poligrafo, perchè fondato dal Ventimiglia, non poteva partecipare ai sentimenti che più tardi trasparirono dal gruppo dei collaboratori della Favilla, che avevano tendenze liberali, spesso mal celate. Pare che al Ventimiglia fossero stati promessi aiuti dal Governo e poi mancassero. Il Ventimiglia era irrequieto e perciò non poteva la sua attività esaurirsi nel Giornale di Sicilia, la cui ufficialità non gli permetteva nessuna delle esercitazioni letterarie, alle quali si abbandonavano i giornaletti d’occasione, mezzo umoristici e molto rumorosi, come il Rigoletto, che nacque e morì nel 1856; la Zanzara di Francesco Fazio; il Somaro, giornale pei dotti, come s’intitolava; il Baretti di Giovanni Villanti, l’Armonia, il Vapore e il Passatempo per le dame: piccoli fogli, i quali a leggerli ora non s’intendono più, tanto è mutato l’ambiente in cui vissero e in cui parvero persino spiritosi: giornaletti che resistevano qualche mese o qualche anno, e poi finivano o mutavano nome, come a Napoli, tale e quale. Qualche volta le riviste dei teatri erano spiritose, ma più sovente, diluite e insipide. Il Tutto per tutti, il Mondo Unico, seguito dal Mondo Culto, poi la Ricerca, la Lira e la Gazzetta di Palermo avevano miglior forma di giornale; il Tutto per tutti giunse a sei numeri; il Mondo Unico ad otto; la Ricerca, che si diceva giornale di utili scoverte e di letterarie conoscenze, visse dal 1855 al 1858; due anni visse la Lira e tre anni la Gazzetta di Palermo, il Giornale del commercio e il