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rono il principe Filangieri, creatore dello splendido museo al palazzo Como; il duca di Martina, il cui ricco museo ora appartiene al nipote; Placido Sangro e molti altri. Pasquale Tesorone era fratello del celebre chirurgo don Federico, e padre di Giovanni Tesorone, oggi direttore tecnico del Museo artistico industriale, giovane di rara cultura, stato già il braccio destro di Gaetano Filangieri nella fondazione di quel magnifico istituto, di cui è uno dei più forti puntelli.
Altra casa di prim’ordine per addobbo di appartamenti, era quella della ditta Solei, Hebert e Inz, a Santa Brigida, dove erano depositate le ricche stoffe della manifattura Solei di Torino, casa sopravvissuta alla rivoluzione del 1860.
Fra le memorie di Napoli non bisogna lasciar perdere quella di una modesta, ma storica bottega, in via Chiaja, accosto al moderno teatro Sannazaro. Sull’insegna era scritto: Bottega del bello Gasparre, e basta così. Parecchi anni prima del 1860, vi si vedevano ancora due vecchi cadenti, rammendatori di calze, di quelle calze, che, decadute coi pomposi costumi del 1700, vivevano ancora nelle uniformi civili dei gentiluomini di camera, dei maggiordomi di settimana e dei valletti di Corte. Uno dei due vecchi era il bello Gasparre, un gobbo, che fu in gioventù bellissimo di viso; audace e fortunato corteggiatore di donne e famoso spadaccino. Il basta così era l’affermazione del suo valore di operaio e del suo carattere violento, che non ammetteva repliche. Intorno a lui si era creata una vera leggenda. Si diceva eh© un giorno, per non so quali avventure amorose, egli fu assalito sulla via, che menava a San Niccola Tolentino, ove ora è il corso Vittorio Emanuele, e allora era un posto deserto, dove sorgeva una grande croce con un immenso Cristo, noto col nome di Cristo grande. Il bello Gasparre pronto a ricevere l’assalto dei due avversarli, tirò fuori lo stocco, si pose in guardia e, rivoltosi all’immagine del Cristo, esclamo: "Gran Dio, ti raccomando l’anima di questi due moribondi„. I moribondi se la dettero a gambe. La bottega del bello Gasparre, esercitata da quei due vecchi, non viveva che di un resto di vecchia clientela, la quale serbava per le calze vistose il culto di altri tempi.1
- ↑ Salvatore di Giacomo ha consacrato nelle sue graziose Celebrità Napoletane (Trani, Vecchi, 1896) un breve capitolo al Bello Gasparre.