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cappelli e per le maschere di carnevale. Sulla medesima linea era la Boulangerie française, che rappresentava la finezza del gusto del palato rispetto al tradizionale Pintauro; come la vicina bottega, la tabaccheria di eccezione, rappresentava il lusso del fumo, rispetto alle sudicie tabacchiere di quel tempo.


Una casa importante per i generi di addobbo era quella dei fratelli Savarese, la quale occupava gran parte dei locali dell’attuale Gambrinus. Era messa con grande sfarzo e la Corte vi faceva grosse compere, dai ricchi bronzi ai famosi giocattoli di lusso. Il Re in persona inaugurò questo negozio, ove soleva ogni anno, nella passeggiata del venerdì santo (lo struscio), fermarsi ed accettare i rinfreschi che il Savarese gli offriva. Altra ricca casa commerciale era quella del Tesorone, una specie di emporium, ove si trovava di tutto, dagli oggetti di vestiario, ai tappeti, alle stoffe per mobili, agli scialli orientali, alle oreficerie, alla profumeria, ai bastoni, agli ombrelli. Occupava un grande appartamento al primo piano del palazzo Stigliano a Toledo, addobbato con lusso signorile, sin dal tempo in cui Toledo era tutt’altro che una via elegante. Anche questa casa, che per i soli generi di gran lusso e di prezzo stravagante, preludiava ai grandiosi emporium moderni dei Bocconi, dei Mele, dei Miccio e degli Spinèlli fu inaugurata dalla Corte, la quale vi si fornì sempre, sino agli ultimi tempi. Fu il primo appartamento di Napoli illuminato a gaz. Il ricco scaffale in mogano di una delle sale, ora fa parte della biblioteca della regia Scuola degli ingegneri.

Al Tesorone, abruzzese di origine e di carattere intraprendente, arrise la fortuna. Fu il primo negoziante napoletano, che facesse viaggi all’estero, in Francia, in Inghilterra, nei Paesi Bassi ed in Germania, sin dal 1836, quando il viaggiare esponeva a mille disagi e pericoli. Col gusto della moda e col seguire tutte le esposizioni mondiali, dalla prima di Londra del 1851, egli attinse in quei paesi la passione dell’arte. A questo devesi l’essere stato lui fra i primi raccoglitori napoletani di oggetti antichi e l’averne messa assieme una bella raccolta, di cui ha ornata la sua casa al palazzo Cariati. Altri collezionisti di quel tempo erano Antonio Franchi, anoh’egli abruzzese, e Diego Bonghi (zio di Ruggero Bonghi), la cui bellissima raccolta ora ammirasi nel museo di San Martino. Segui-