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La moda per gli uomini non si può dire che abbia fatte radicali mutazioni, da allora. Napoli è il paese di Europa dove forse gli uomini han vestito sempre bene, conciliando la grazia francese con la proprietà del gusto inglese. Erano sarti di prim’ordine e di rigoroso taglio inglese Lennon, Taylor e Mackenzie; Plassenell di taglio francese e Trifari, Casamassima, Diaco e Franzi erano sarti napoletani, che la moda inglese e francese adattavono, con talento, al gusto locale. Diaco vestiva quel Poppino Fernandez, che fu uno dei lions più alla moda. Luigi Caracciolo di Sant’Arpino, Moliterno, Policastro, Sansevero, Maurizio Baracco facevano testo in fatto di moda inglese. La loro eleganza era semplice e propria. Il desiderio del vestir bene ha rasentato a Napoli, in ogni tempo, quasi la frenesia. Anche allora un numero piuttosto considerevole di giovani non dava alla propria esistenza che lo scopo del vestir bene, e i sarti facevano guadagni profumati. Dopo la guerra di Crimea vennero di moda, per l’inverno, il raglan, cui diè nome e celebrità lord Raglan morto in quella campagna, e il talmà, una specie di mantella abbottonata in avanti. Era chic portare il raglan, il talmà o la chemise corta, in guisa da far uscire, di sotto, le punte della marsina. E questa si portava piuttosto chiusa, con duplice bottoniera e senza mostre di seta. Il gilet, non molto aperto, lasciava vedere i caratteristici chabots o camicie a pieghe sottilissime, accuratamente amidate. Colletti alti, molto alti, con pizzi sporgenti in avanti, e cravatte piuttosto larghe, dette rabats, fermate da spilli di corallo o di perle o di malachita. Il corallo rosa era molto elegante.

Sarti di qualche fama, ma di secondo rango, erano Panarello, Romito e quel Russo, specialista dei pantaloni, che aveva bottega di rimpetto al teatro San Carlo e serviva gli ufficiali di marina. Per ogni taglio e cucitura di pantalone prendeva una piastra. Se i pantaloni variavano di larghezza, nell’alto o nel basso, viceversa il tait, lo storico tait napoletano, non variò di taglio: soltanto variò il modo di abbottonarlo. Era pure molto adoperato il soprabito o soprabitino a due petti, molto chiuso sul davanti, più della moderna redingote, o addirittura aperto. L’antipatico kraus non venne di moda che dopo il 1860. Il tait era abito di rito nelle passeggiate alla Villa, nelle periodiche borghesi e nelle rappresentazioni ai Fiorentini. Non vi