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sciavano in pace; ma essa trionfò dei suoi oppositori. Le evoluzioni della moda erano allora più lente, e solo le signore di ricco casato le seguivano nei loro capricci. Non è già che la moda fosse più costosa, ma il prezzo del danaro era più alto, le comunicazioni con Parigi più difficili, maggior equilibrio regnava in tutta la vita sociale e meno acuto era il pungolo della vanità e delle fatuità rovinose. Parigi imperava dittatrice della moda, e il Petit Courier pour Dames portava le ultime novità per le signore, e Leveu, il celebre Leveu, forniva pomate, acque odorose e profumerie. Sebbene fossero in Napoli sarte e modiste così parigine come napoletane di gran valore, le toilettes sfarzose per balli, e le acconciature più distinte per teatri e passeggi, si ordinavano a madame Musard, a Parigi. Nell’estate del 1858 fu molto accetta la stoffa popeline ed usata dal bel mondo la coteline, tessuto leggerissimo di lana e seta. Abiti di seta, pochi; più numerosi quelli di moerre antico, a larghi quadri, lucidi e ricchi di fiori colorati su fondo nero. Ma la maggior voga l’ebbe il taffettà scozzese. Le vite degli abiti erano tagliate a più punte e a piccole falde rotonde, e i nastri profusi in gran copia. Le maniche, semiaperte, a grandi pieghe, si dicevano à gigot. I cappelli usavano di velo crespo a forma d’imbuto, con fiori ricamati e con blonde. Gli abiti da passeggio, veramente di ultima moda, erano due. Veste di taffettà gros grain, orlata d’una larga striscia, mantelletto guarnito di merletti a quattro ordini, e cappello di velo crespo con blonde. Le signore che indossavano questo costume, dovevano portare un ombrellino di taffettà, ricoperto di merletto, e stivaletti di pelle inglese a calcagni. L’altro abito di gran moda, e più ricco, fu una veste di mussola di seta, con collaretto di nastri garnitures Desterbecq, vita a quattro punte e mantellina di merletto di Alencon. A quest’abito andava unito un cappello di tulle bouillounè, con penne di gallo di due colori e scarpe à bouffettes.

Teatro dell’ultima moda era, nella stagione dei bagni, l’ampia sala dello stabilimento Manetti, alla Villa: addirittura una platea di giovani signore, dai colori vivaci. Da Gigliano, in fama di liberale, accorrevano la borghesia ricca e gli studenti meglio provvisti. La rivalità fra i due stabilimenti era grandissima, e fra i bagnanti avevano luogo le celebri battaglie d’acqua, alle quali spesso metteva fine la polizia. Manetti era