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somma non come invito ma come compenso. Dal 1849 al di della sua morte, non rivide il Re che due volte, e fu per l’arresto di suo cognato Alessandro Lopiccoli, il quale era cognato anche di Giacomo Lacaita, sospettato non a torto di aver fornito a Gladstone le notizie per le sue lettere. Lopiccoli fu arrestato e confinato a Piedimonte d’Alife. Il Re era in Ischia. Capitelli vi andò e fu ricevuto con queste parole: "Don Domì, che ghiaie facenne? è da tanto tiempo che non ce gimmo cchiù visto„.1 Ed espostogli dal Capitelli lo scopo della visita, gli domandò: “E a du sta?2 "A Piedimonte„, rispose il Capitelli; e il Re, cui parve di aver inteso Piemonte: "In Piemonte ? Non Domi, non te pozzo servì» . Ma chiarito l’equivoco, promise che avrebbe preso conto della cosa e lo licenziò con queste parole: "Va bene, non ce pensà„ . Due giorni dopo il Lopiccoli fu fatto tornare a Napoli. E il Capitelli col cognato tornò in Ischia per ringraziare il Re, che si dimostrò quasi affettuoso con l’ex presidente della Camera dei deputati. Naturalmente, neppure un cenno ne’ due colloqui ai fatti del 1848.

Tra gli avvocati, che contavano fra i primissimi, dopo che le vicende politiche avevano mandato in esilio Giuseppe Pisanelli, Pasquale Stanislao Mancini, Roberto Savarese, Raffaele Conforti e Antonio Scialoja, sono da ricordare, fra i civilisti: Antonio Starace, Teodorico Cacace, Vincenzo Villari, Giuseppe Ferrigni, il marchese Perez Navarrete, Giuseppe Lauria e Francesco Correrà e fra i penalisti: Giuseppe Marini Serra, Leopoldo Tarantini, Federico Castriota Scandemberg, Giovanni de Falco, destituito dalla carica di procuratore generale di Corte Criminale, Francesco Bax, Luigi Ciancio, Gennaro de Filippo e tre giovani di grandissimo valore, Enrico Pessina, Emilio Civita e Giuseppe Polignani. Il Castriota, il Pessina, il Tarantini e il De Filippo avevano difeso gl’imputati politici nei due processi del 16 maggio e dell’"Unità italiana„: difesa che non volle assumere il Marini Serra, borbonico convinto, com’era borbonico convinto un altro avvocato di minor conto, don Antonio Fabiani, suocero di Agostino Magliani. E vanno pur ricordati Cesare Ma-

  1. Don Domenico, che andate facendo? È da tanto tempo che non ci siamo più veduti.
  2. E dove sta?