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sera del 26 febbraio 1864, fu quel magnifico ballo in costume, di cui la memoria non si è ancora cancellata. Tutto il servitorame vestiva alla Richelieu e la quadriglia reale, alla Luigi XIII. Il Re indossava un costume di velluto grigio; il conte d’Aquila, di velluto nero; il conte di Trapani, di velluto bleu-celeste; il conte di Montemolino, di velluto marrone chiaro; il principe don Sebastiano, di velluto marrone scurissimo e di scurissimo azzurro era il costume di don Fernando infante di Spagna. Vi convennero ancora alcuni principi tedeschi, coi relativi seguiti, anch’essi in costume, e grande fu la magnificenza dei merletti ed il luccichio delle gemme. A questo ballo, nel quale gl’inviti raggiunsero il migliaio, intervenne Giovannino del Balzo sotto le vesti di brigante calabrese: costume più fantastico che reale. Fu fatto ritirare per comando del Re, che chiamò il maggiore Yungh, degli svizzeri, vestito da mugnaio, e gli disse: "Avvisa Giovannino, che si vada a comporre„. Il Del Balzo usci e più non comparve; e quando, due o tre giorni dopo, andò dal Re a presentargli le scuse, Ferdinando II gli disse: "Ricorda che i briganti alla Reggia non debbono venire, neppure in maschera„. L’ultimo ballo ebbe luogo la sera del 14 gennaio 1856, con due mila invitati. Un altro era stato fissato nel gennaio del 1857, ma non fu potuto dare per una serie di disgrazie sopravvenute, a causa, si disse, dell’invito fatto al duca di Ventignano, jettatore famoso. Caratteristico il colloquio che in quella occasione ebbe il Re col duca d’Ascoli. Questi gli leggeva le vecchie liste degli invitati, cancellando gli assenti, i morti e quelli di non sicura fede politica e proponendone dei nuovi. A un certo punto si fermò sul nome del Ventignano, che aveva sollecitato un invito. Ferdinando II riconobbe la convenienza d’invitarlo, per le buone qualità e la provata fede del duca, consigliere della Corte dei conti, ma disse al D’Ascoli: "Tu sai i pregiudizi che corrono sul suo conto; io non ci credo; invitalo, ma ti annunzio che la festa non si darà„ . Il Re credeva alla jettatura come si è veduto, ma in alcuni casi si studiava di non mostrarlo. Il duca fu compreso nella lista degl’invitati; ma, pochi giorni dopo, avvenne l’attentato di Agesilao Milano e la festa andò in fumo; anzi nelle Reggie di Napoli e di Caserta non vi furono più grandi feste, nè conviti di nessun genere. Due piccole veglio con danze diè il Re a Gae-