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a quella di far trovare nella scuderia del ministro una pariglia di cavalli, mentre un’altra pariglia mandò a regalare al Re.


Gli stipendii degl’impiegati erano modesti. I presidenti delle tre casse non avevano che 480 ducati all’anno; i governatori, 240 e il Reggente 1000, meno di quanto prende ora un direttore di succursale o un ispettore. Si cominciava, dopo l’alunnato gratuito, con sedici o venti carlini al mese e occorrevano vent’anni di servizio, per arrivare a venti ducati. E di qui, abusi senza fine. Si tolleravano le assenze; si permetteva di cumulare col proprio ufficio quello di un compagno e si perdonavano debiti e indelicatezze. Udite, come ne parla il Tortora: "i più svelti esercitavano la professione di avvocato, di medico, di notaio; altri facevano i sensali; alcuni giunsero a stabilire il domicilio lontano da Napoli, conservando l’impiego, ed una parte di quelli che venivano in ufficio, o si faceva pagare dai compagni inassistenti, e raggranellava così il necessario per vivere, o si aiutava con le mance e con le indelicatezze. L’ordinamento difettoso degli uffizii, le strane formalità e soprattutto la conoscenza personale degl’individui, con garanzia delle firme, che riohiedevasi anche quando non occorresse, facilitavano queste porcherie. Chi non sapeva perfettamente come fossero congegnate le scritture, e distribuite le funzioni fra varie centinaia d’impiegati, si trovava nella materiale impossibilità di sbrigare qualsivoglia faccenda; e non bastava tale cognizione, perche gli affari del Banco si facevano tutti con carte nominative, le quali dovevano essere firmate da persone di fiducia. La fiducia si meritava, sia con le relazioni personali, sia mediante compenso. Era naturale che l’ufficio di sensale, col suo lucro, toccasse agl’impiegati stessi, che erano pagati così male, ovvero ad individui che spartivano con essi il provento. Dopo tutto ciò, si operavano le promozioni col solo requisito dell’anzianità, mettendosi a capo degli uffizii persone notoriamente disadatte, per vecchiaia o insufficienza„ . A questo quadro è inutile aggiungere alcuna cornice.

Molti erano davvero questi inconvenienti, ma non tali, in verità, da intaccare il patrimonio dell’istituto, del quale anzi l’aumento patrimoniale fu costante. Banco schiettamente napoletano, aveva fini più modesti di oggi, che, divenuto istituto di emissione e di credito fondiario, aprì sedi non solamente in quasi