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A Napoli i bolli postali furono istituiti da un decreto reale del 9 luglio 1867, controfirmato da Troja e da Murena, decreto che imponeva l’obbligo di affrancare giornali e stampe, ma quanto alle lettere e ai plichi era in facoltà di chi li spediva, pagare lui la spesa, applicandovi i francobolli, o farla pagare al destinatario, inviando la lettera o il plico senza affrancarli.1 Il bollo si annullava con un timbro nero, che portava impressa la parola: Annullato. Furono create sette specie di francobolli, da mezzo grano, da 1, da 2, da 5, da 10, da 20 e 60 grani. Nell’interno del Reame ogni lettera di un foglio era soggetta ad un bollo di due grani; ogni lettera, nella stessa città, ad un grano. Lo stesso decreto stabiliva pure tre spedizioni postali per settimana nell’interno e sei per Terracina. Disponeva, infine, che oltre i procacci attuali (piéton) sarebbe stabilito un piéton en poste, che partirebbe una sola volta la settimana da Napoli a Lecce, da Napoli a Teramo, da Napoli a Campobasso e viceversa.

Prima di adottare definitivamente un tipo di francobollo, furono proposti varii disegni al Governo. Uno dei primi disegni, che gli storici non sono riusciti a determinare se sia stato inciso a Napoli, da un tal Lefebvre in Inghilterra, rappresenta la testa di Ferdinando II, che non si sa, se per caso o ad arte, l’incisore fece simigliantissima al profilo di Tiberio. Comunemente vi erano rappresentati i gigli, il cavallo e la Trinacria. La prima emissione dei francobolli avvenne nel capodanno del 1858. Li incise Luigi Masin di Napoli, e li impresse a colore su carta filigranata Gennaro de Majo. Ma avevano una grandezza da 42 per 29 millimetri e durarono in uso sino al 1° aprile del 1861. Per rispetto alla sacra immagine del Re, il timbro d’annullamento si metteva sulla parte del francobollo, dove si vedeva rappresentata la Sicilia. Erano di vario colore, però esclusi il verde e il rosso, perchè potevano prestarsi a combinazioni e manifestazioni politiche, secondo una lettera ufficiale del ministro delle finanze al luogotenente di Sicilia in data 23 novembre 1867.

Il 28 febbraio 1858, il Re stando a Gaeta, approvò i tipi di francobolli per la Sicilia e l’effigie del Sovrano fu incisa dall’Aloysio Iuvara.




  1. I. B. Moens, Timbres de Naples et de Sicile; Bruxelles, au bureau du journal Le Timbre Poste, 1877. Libro raro, perchè tirato in soli 108 esemplari su carta d’Olanda.