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accademie che sodalizii diretti a migliorare l’economia del Regno e promuovervi l’industria, l’agricoltura e il commercio. Ma ad esse non era dato fare di più, e tutte gareggiavano a chi contasse maggior numero di socii onorarli e corrispondenti, scelti tra i più alti funzionarli dello Stato e i più noti cultori di studii economici e sociali. Quella di Chieti era tra le più operose, perchè manteneva una scuola di disegno per la figura, dove insegnavano i pittori Marchiani, padre e figlio, che aprirono poi una litografia, la prima ad essere istituita negli Abruzzi, ed ebbero come discepolo un vispo fanciullo di Tocco Casauria, il quale, per aver eseguito un disegno a pastello alla piccola esposizione annua che apriva la stessa società, meritò un sussidio mensile di sei ducati e fu mandato a studiare a Napoli. Quel giovane che divenne, via via, artista sommo, è il Michetti. Nei sussidii e negl’incoraggiamenti artistici quelle Società spendevano di più, e quanti genii incompresi di pittori e di scultori non furono vanamente sussidiati! Certo il risveglio sarebbe stato maggiore, se le comunicazioni interne e quelle tra il Regno e il resto d’Italia, fossero state men disastrose; se l’iniziativa privata non avesse avuto l’obbligo di sottostare al beneplacito del Sovrano, e se nelle mani di lui non si fosse accentrato, non solo il potere politico, ma il principio di ogni benessere economico e sociale. Questo doveva aprirsi faticosamente la via tra prevenzioni, sospetti e lentezze burocratiche e doveva superare le difficoltà del pregiudizio grossolano, dello scetticismo e delle paure immaginarie di un Re senza ingegno.
Quel che fosse il commercio, avremo occasione di vedere in uno dei prossimi capitoli. Quanto all’industria, i soli veri centri industriali erano la valle del Liri, la valle dell’Irno e quella del Sabato. Nel circondario di Sora fiorivano quattro cartiere: quella del Fibreno, di proprietà del conte Lefebvre; un’altra, appartenente ad una società napoletana, diretta dal belga Stellingwerf; una terza di Roessinger e una quarta di Courier. Bravi inoltre la grande fabbrica di panni-lana di Enrico Zino, che forniva l’esercito del panno color rubbio per i calzoni della fanteria. Altre fabbriche di pannilana le esercitavano Polsinelli e i fratelli Manna, in Isola del Liri; Pelagalli, Ciccodicola, Sangermano e Bianchi, in Arpino; Lanni, Picano e Cacchione, a Sant’Elia Fiume Rapido. Ricordo inoltre la grande cartiera dei Visocchi in Atina