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fatto, quando novellamente i campanelli suonano con più forza, i battenti delle imposte e i lucchetti delle finestre tremano, i vetri scrosciano, le mobilie rumoreggiano, il suolo, le mura, il letto, ogni cosa che ti circonda, viene in preda ad un ondulamento intenso e terribile .... Nè molto durò il fenomeno, nè poco; un trenta pulsazioni. Finito, successe un silenzio di tomba, quello del terrore; indi un vociar di gente che usciva dalle case, e quali piangendo innanzi alle sacre immagini, quali narrando l’accaduto, quali incitando a fuggire, tutto costituiva un fenomeno morale degno delle maggiore considerazione. In un baleno le vie più deserte della città furono popolate .... Colà vedevi disparite le gradazioni sociali; eleganti signore, gentili damerini, persone insomma che sciupano intere ore all’acconciamento della persona, accorse in sulle piazze disadorni e negligenti, di null’altro presi che della vita. Difatti quali avvolti in mantello, quali in iscialli, quali col capo coverto di berretto, qual di cuffia, quale anche nei soli lenzuoli, aspettavano e temevano, dalle membra irrigidite dal freddo della notte. Carrozze di ogni specie, alcune tirate da cavalli, alcune da uomini, servivano di ricovero a’ loro padroni, e questi, fattesene case ambulanti, rannicchiati nei mantelli, dai visi pallidi e stravolti, si guatavano meravigliati e paventavano. Cavalli, vacche, animali di casa, tuttociò che nel timor del pericolo erasi tratto fuori, vedevansi commisti agli uomini in sulle piazze„. E cosi, per molti periodi ancora, diluiva questa amena prosa di Giuseppe Lazzaro.

Ernesto Capocci, nella stessa Epoca, ricercava scientificamente le cause dei terremoti, e nell’Iride si studiava di consolare i napoletani, affermando che essi hanno un segno sicuro del prossimo terremoto nel Vesuvio, poichè, quando questo tace il terremoto è vicino. Ma, nella ricerca delle cause dei fenomeni sismici, toccò il colmo della comicità il cavalier Salvatore Fenicia di Ruvo, più comunemente noto col nome di presidente Fenicia: singolar tipo, che rammentava il don Ferrante del Manzoni. Era un letterato sui generis, perchè tirava giù prose, versi, drammi e tragedie in una lingua incomprensibile; stampava volumi da riempirne una biblioteca ed era in relazione con principi regnanti e imperatori, ai quali inviava in dono le sue opere e splendidi vasi fittili italo-greci, che traeva dalle sue terre di Ruvo e ne