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due, e Maria Cristina non fu la donna più felice nei quattro anni che sedette sul trono di Napoli. Non so quale impressione riportasse dagli scherzi fatti in sua presenza dal Re su quel povero Caracciolo. Lo scherzo, che si disse fatto a lei stessa, di toglierle la sedia mentre sedeva e di farla andare con le gambe in aria, se non è storicamente accertato, è verosimile, data la natura di chi lo faceva. Un altro aneddoto, che tolgo pure dalla cronaca del matrimonio. Il 24 novembre partirono da Napoli due battelli a vapore all’incontro del Re, sui quali presero imbarco alcuni principi reali, il Caprioli, il presidente e alcuni membri della deputazione di salute, per dar subito pratica al vascello che portava i Sovrani. Ma questi battelli non incontrarono la flotta, partita da Genova, perchè sbagliarono direzione. La flotta giunse, il Re e la Regina sbarcarono e, due giorni dopo, i due battelli tornarono nel porto. Si può immaginare quale miniera di motti e di caricature fu per il Re questo sbaglio, veramente inconcepibile.

Gli scherzi del padre furono un po’ ereditati dai figli del secondo letto, ma nessuno dei figli somigliava a lui, che fu, tutto compreso, una delle più singolari nature di principe assoluto: bizzarra contraddizione di buono e di pessimo, che regnò ventinove anni e non subì influenze di favorite o di ministri, che considerò come strumenti nelle sue mani e buttò via quando non gli servirono più; nè di potenze, con le quali cercò di vivere in buona pace, ma di nessuna subendo prepotenze, nè ad alcuna dando molestia. La sua diplomazia, come si è veduto, non aveva iniziative, non negoziò trattati di alleanze, ne di protettorati, per cui avvenne che, morto lui, il Regno si trovò senza alleati, senza amici e finì in pochi mesi. Una sola illusione Ferdinando II ebbe e l’accompagnò per tutta la vita, e fu davvero fatale alla sua dinastia: credere di non dover morire mai.