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li distingueva coi nomi 'o cecato, ’o stuorto, ’a zellosa, ch’era la vecchietta dei fiori, e di ciascuno non gli sfuggivano le malizie. Il più malizioso era ’o cecato, che si chiamava Giuseppiello Auriemma. Una volta, dopo aver ricevuto la solita piastra, profittando della fermata per il cambio dei cavalli, cominciò a correre come un dannato lungo la strada di Caserta, per aspettare il Re al tondo di San Nicola, dove comincia il grande viale di tigli, e ridomandargli l’elemosina. Il Re lo conobbe e gli disse, in tono burlesco: "nnè, cecà, si arrivato prima ’e me!„.
L’ultima volta andò al santuario di Campiglione a Caivano, coi figliuoli minori e l’ultimo bambino che era a balia. S’inginocchiarono tutti e furono cantate le litanie, finite le quali, il Re prese fra le braccia il bimbo e, con la Regina e i principi, andò dietro l’altar maggiore a vedere il miracolo, il quale consiste nel fatto che l’intonaco, dov’è dipinta la testa della Madonna, bellissimo affresco, pare staccato dal muro e pende in avanti e, da anni, pare che ogni momento voglia cadere. Il bambino cominciò a piangere e il Re tornò in mezzo alla chiesa e lo riconsegnò alla balia. Intanto don Arcangelo Zampella, cappellano della chiesa e don Giuseppe Cafaro, fratello del rettore, uscirono dalla sagrestia e presentarono due immagini della Vergine, ricamate in seta, una al Re ed una al duca di Calabria. Fu allora che lo Zampella, buon prete, ma affatto incolto, volle tentare un discorso, al quale diè l’aire con le parole Signor Re, rimaste celebri in quei paesi, ma non potè, il poveretto, proseguire. Il Re sorrise e nel ricevere l’immagine, la baciò devotamente e la consegnò al figlio Francesco, che le diede tutt’e due a persona del seguito. Usciti di chiesa, mentre risalivano in carrozza, accadde un altro casetto. Il curato di santa Barbara, don Pasquale Ponticelli, aveva qualche tempo prima, ottenute dal Re per la sua chiesa, due campane. Il sagrestano della parrocchia. Salvatore Liguori, chiamato Rorò, che era lì, in mezzo alla folla, gridò al Re: "Maestà, chelle campane vanno bbone„ . Il Re sorrise e gli rispose: "Me fa tanto piacere„. Queste manifestazioni popolaresche lo divertivano assai più delle feste © delle gale.
A Pozzuoli, nella chiesa di Santa Maria del Carmine, chiesa dotata da monsignor Rosini di un’opera pia tuttora fiorente, si venera l’immagine della Madonna del Parto. È una statua