Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/215


— 199 —

nunziata, Ciolla la seconda, Maria Immacolata, Petitta, e la terza, Maria delle Grazie, Nicchia. Tutti i maschi avevano per secondo nome Maria, e le donne l’avevano come primo. Dei maschi, ma soprattutto del primogenito, trascurò completamente l’educazione, ma curò invece che imparasse la lingua latina, il diritto civile e canonico, le leggi amministrative e la lingua francese, e le sue letture fossero, a preferenza, vite dei santi e i suoi maestri, mililitari ed ecclesiastici, i quali favorivano in lui la naturale tendenza ascetica e il culto delle immagini sacre. I pregiudizii, che tenevano avvinto lo spirito del padre, e di cui si leggeranno copiose prove nella narrazione della malattia e della morte, continuarono nel figliuolo. Non viaggi, non conoscenza del mondo, non esercizii del corpo, non amore delle armi, nessuna educazione virile. Aveva insegnata a Francesco qualche massima di governo, come questa: constitution-rèvolntion. Ferdinando si distaccava dai figli il meno possibile; spesso, stando a Caserta, li caricava tutti in un grande phaeton che guidava egli stesso, e li menava a spasso. Un giorno ricevè a Caserta il sindaco di Napoli, don Antonio Carafa, che gli portò un pane fresco, il così detto " pane della Giunta„ che, in occasione del colera, il Decurionato faceva distribuire ai poveri. Il Re ricevè il Carafa, avendo in braccio uno dei figliuoletti, che, visto quel pane, allungò le mani per prenderlo e, non riuscendogli, scoppiò a piangere. Il Re, seccato, disse al sindaco: "Don Anto, daccenne na fella, senno’ non ce fa parlà!1

Si usava in Corte una geografia convenzionale. Gl’inglesi erano chiamati baccalaiuoli i francesi, parrucchieri; i russi, mangiasivi (mangiasego); dei soli austriaci si discorreva con rispetto, perchè austriaca la Regina. Parlavano tutti, Re, figliuoli e cortigiani, il più puro e accentuato dialetto; il Re imitava i siciliani nel gergo e nelle movenze e la Regina non aveva imparato l’italiano, ma parlava il dialetto, storpiandolo curiosamente con la pronunzia tedesca, e con la mancanza assoluta dell'erre.

In Corte abbondavano i siciliani. Addetto alle udienze era il principe di Aci, Andrea Reggio, il quale, dicevano i maligni, non sapeva spiegarsi perchè gli avessero dato un nome femmi-

  1. Don Antonio, dagliene una fetta, altrimenti non ci lascia parlare.