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de Riseis, padre degli attuali deputati al Parlamento, Luigi e Giuseppe. Erano grancroci i più alti patrizi del Regno, e due diplomatici, il principe di Petrulla e il conte Luigi Grifeo; e destò acerbe critiche la nomina del marchese Del Carretto, la cui antica nobiltà non pareva dimostrabile. Ma l’esattezza storica vuole si dica, che questi Del Carretto provengono dalla nobile casa, che fin dal secolo X era feudataria di terre nel Genovesato e in Piemonte, e il ramo di Napoli venne di Spagna ai tempi di Carlo III. Però il maresciallo quasi sdegnava di ricordare l’origine della sua stirpe, avendo l’ambizione di credersene lui il fondatore, onde non è meraviglia se, quando ebbe la croce costantiniana, i rigoristi, come ho detto, brontolassero non credendo abbastanza dimostrata l’antica nobiltà di quella famiglia. Il barone Ciccarelli era cavaliere di giustizia, e cavalieri di grazia, Giuseppe Scrugli, monsignor Celestino Code e quel Giulio Gondon, che aveva risposto a Gladstone.


Nell’Ordine di San Giorgio della Riunione si distinguevano grancroci, grandi uffiziali, commendatori, uffiziali e cavalieri di diritto e di grazia. Gran conestabile n’era il duca di Calabria; gran maresciallo, il general Selvaggi; segretario, il brigadiere Francesco Ferrari; aiutante del segretario, Giacomo Plunkett, uffiziale del ministero della guerra. Le liste dei cavalieri di diritto e di grazia erano più lunghe che negli altri Ordini, ma non raggiungevano la lunghezza di quelle dell’Ordine di Francesco I, che era il più numeroso e aveva tre gradi: grancroci, commendatori e cavalieri. Ne era presidente il retorammiraglio Sozi Carafa; segretario ed archivista, don Raffaele Mozzino. Quest’Ordine teneva l’ultimo posto, ma tuttavia non ne erano facili le concessioni, e se qualcuna non garbava, piovevano gli epigrammi. Ancora si ricorda il pettegolezzo, cui diè luogo l’onorificenza di cavaliere concessa a un Persico, la cui famiglia aveva il maggior negozio di biancheria che fosse allora a Napoli. Non bottega, ma negozio, a un primo piano di via Toledo; negozio, al quale il neo cavaliere era estraneo, perchè conduceva vita affatto mondana. Ai suoi pranzi, rinomati per lo sfarzo e la squisitezza dei cibi, erano invitati personaggi di alto rango. Desiderava di essere cavaliere e tanto si adoperarono i suoi amici, che gli ottennero la croce di Fran-