Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/193


CAPITOLO IX


Sommario: Antonio Scialoja e i bilanci napoletani — Importanza del suo opuscolo — Un motto di Ibrahim Pascià — L'amministrazione pubblica del Regno — Le taglie della polizia — Un curioso interrogatorio per i passaporti — Le nove confutazioni all’opuscolo di Scialoja — Loro argonmenti — Lo stile di Niccola Rocco — La spedizione di Sapri — Il processo di Salerno — Particolari interessanti — Le escandescenze del colonnello Ghio — Gli Ordini cavallereschi — Parsimonia nel conferirli — L’Ordine del Bagno — I cavalieri costantiniani, quelli di San Gennaro e di San Ferdinando — Cavalieri di altri Ordini — Le divise cavalleresche — La commissione dei titoli di nobiltà.


A rompere il silenzio, anzi a sciogliere addirittura le lingue, venne l’opuscolo di Antonio Scialoja sui bilanci napoletani e sardi. Lo Scialoja non si limitò a confrontare meccanicamente le entrate e le uscite, quali apparivano dai bilanci dei due paesi, ma le sottopose ad una critica acuta e spietata, la quale riducendo le cifre al loro giusto valore, rendeva eloquenti i confronti, mostrando la superiorità dello Stato piemontese sul napoletano. Esaminate le entrate, egli le paragonava con le spese, e suddistinguendo queste, secondo i varii rami della pubblica amministrazione, ne traeva argomento a considerazioni e rivelazioni gravi, le quali, prese insieme, illustravano tutta la vita economica e politica del Regno.

Fu un colpo di fulmine per il Re e per i ministri, un risveglio per i sudditi. L’opuscolo, scritto con chiarezza e vivacità come lo Scialoja soleva, si legge anche oggi con interesse. Allora andò a ruba, benchè colpito da severa proibizione. Non ingiurie, nè tirate rettoriche, ma un sottile e fine umorismo brilla in quelle pagine. Il dispotismo di Ferdinando II, più che