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però per il salvataggio. Nuove e incredibili paure suscitò il nuovo disastro. Anche qui si volle vedere la mano dei liberali e anche qui fa accertato che non vi avevano avuta parte; anzi, ripescandosi più tardi la carcassa del bastimento, si accertò che la porta di bronzo della Santa Barbara era aperta, e la chiave nella toppa: circostanza la quale provò che un tentativo di furto di polvere pirica, fatto da qualche inesperta ladrone, con candela accesa, generò la catastrofe. Nondimeno, la polizia si abbandonò ad ogni sorta di eccessi. Arresti in Calabria ed arresti a Napoli; sfratto di studenti; punizioni del capitano, del tenente e dell’alfiere della compagnia nella quale militava il Milano; espulsione dal suo reggimento di 67 fra sottufficiali e soldati. Gli arresti in Calabria avvennero in provincia di Cosenza; prima, i fratelli Del Milano, Cammillo e Ambrogio, e poscia alcuni compagni di studio del giovane soldato, nel collegio italo-greco di San Demetrio. Ma i tre avvenimenti, accaduti in meno di un mese, e tutti e tre nel mondo militare, quasi scossero la fede del Re nella solidità e fedeltà dell’esercito: certo ne guastarono il sangue e lo resero vecchio a 45 anni.

Dopo l’attentato degli otto dicembre e i due scoppii, il Re andò a Napoli più di rado; ma presso il campo di Marte, al principio della via di Secondigliano, fece costruire una chiesa in onore della Concezione, a memoria dello scampato pericolo, nonché una piccola cappella votiva nel posto dove Agesilao gli vibrò i due colpi di baionetta. Gl’intendenti, con ripetute circolari, obbligarono tutti i comuni del Regno a contribuire con offerte alle spese di costruzione della chiesa. Qualche raro comune però, ricordo ad onore Corleto di Basilicata, si rifiutò di contribuire, su proposta del decurione Carmine Senise.

Sulla porta della chiesa c’era, ai miei tempi e forse c’è anche oggi, l’epigrafe italiana col primo verso:


A Maria Concetta Senza Macchia:


verso che suscitava l’ilarità di quanti lo leggevano, per il dubbio che il tempio fosse dedicato ad una Maria Concetta, di cognome Senza Macchia.

Un ricordo curioso. Tra le persone che assistettero al consiglio di guerra, che condannò Agesilao Milano, fu Augusto