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portava da Malta a Napoli la corrispondenza politica. Ma l’arrivo di questo legno non era periodico, e però bisognava stare ben attenti, senza ingenerar sospetti alla polizia, la quale teneva appostati i suoi agenti presso la piccola lanterna, che si prolungava tra il porto mercantile e il militare, dov’è ora il Punto Franco. Cesare de Martinis, due volte al giorno con eroica pazienza, per circa due mesi, si recò al porto; e quando finalmente, scoprì la Surprise, corse ad avvisarne la signora Mascilli e poi Giuseppe Petrilli che aveva trovato per il Falcone e il Nocito un ultimo rifugio in Napoli presso un fido amico. Un barcaiuolo, cui furono date cinque piastre, portò in salvamento i due fuggiaschi a bordo del legno inglese.

Il Falcone scese un anno dopo a Sapri, con Pisacane e Nicotera e fu trucidato a Sanza; il Nocito entrò nell’esercito garibaldino, poi nel regolare, ed è morto da pochi anni col grado di colonnello. V’ha chi afferma che l’uno e l’altro sapessero che la gran cosa, la quale voleva compiere Agesilao, era l’uccisione del Re; la sapessero come la rivelazione di un segreto, non come partecipi di una cospirazione, perchè questa veramente non vi fu, ma io credo che neppure la sapessero.


Il 17 dicembre, a mezzodì, scoppiò la polveriera, posta all’estrema parte del molo militare, ne distrusse la batteria, uccise e ferì alcuni ufficiali e soldati di guardia e non lasciò intatto un vetro solo della Reggia e delle vicine case. Lo spavento del Re, della famiglia reale e di tutta Napoli fu enorme. Si disse che la stessa setta, che aveva indotto Agesilao al regicidio, avesse fatto appiccare il fuoco alla polveriera, il cui scoppio fu invece dovuto a combustione spontanea di alcuni razzi incendiarli, che fabbricava il tenente di artiglieria Bandini, allora direttore della polveriera di Posillipo. Crebbero i sospetti, crebbero gli arresti e crebbero le espulsioni dall’esercito; ma in quella guisa che di cospirazione non si trovò traccia nell’attentato, non se ne trovò nello scoppio della polveriera.

Due settimane dopo, ai primi del nuovo anno 1857, verso la mezzanotte, mentre terminava lo spettacolo al San Carlo, saltò in aria la fregata Carlo III sul punto di salpare per la Sicilia, carica di soldati e di munizioni. Non tutto l’equipaggio perì, perchè la corvetta inglese Malacca assai si ado-