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gente e vivace: leggerezza, che più tardi rivelarono alcuni di loro, saliti a posti politici eminenti. Dei viceammiragli nessuno passò nella marina italiana e il Lettieri, comandante della piccola squadra che accompagnò a Gaeta Francesco II e il Pasca che comandava la Partenope, tornarono alla vita privata dopo il 1860.

V’era nella marina napoletana una classe, che con denominazione un po’ bizzarra, si chiamava dei "brigadieri„ come se la flotta si dividesse in brigate, a somiglianza dell’esercito. Questo grado corrispondeva ai commodori di altre marine militari. Erano allora brigadieri Ferdinando Pucci, che comandava il dipartimento marittimo di Castellammare e i cui figliuoli entrarono nella marina italiana e Carlo Chretien, passato anche lui nella marina italiana, il quale nel 1857 era presidente della commissione per le prede. Vi erano due istituti per la marina: il real Collegio di marina e una scuola per gli alunni marinari e dei grumetti. Uscivano dal primo ufficiali e ingegneri costruttori, e gli alunni non potevano essere più di quaranta: quindici a piazza gratuita e venticinque a pagamento; uscivano dalla seconda piloti, sottufficiali, cannonieri e marinai e vi erano cinquanta posti, dei quali venti gratuiti, dieci a metà retta e venti a retta intera. Il brigadiere Federico Roberti era ispettore di questi istituti.

La marina militare sentiva di non godere la predilezione del Re. Non marinaro lui, nè marinaro il conte di Aquila, non si dava quasi mai il caso di riviste o manovre navali, o di viaggi di istruzione e assai meno, circumnavigazione.

L’alta Corte militare, che era comune all’esercito e alla marina, risedeva a Napoli e la componevano ufficiali di terra e di mare. Era una specie di Cassazione e rivedeva le decisioni dei Consigli di guerra, solo per verificare se la legge o la procedura era stata violata. La formavano un presidente, otto giudici ordinarii, quattro dei quali dovevano essere marescialli di campo, e quattro brigadieri e sei giudici straordinarii: la presedeva don Luigi Niccola de Maio, duca di San Pietro.


Nel Giornale del Regno delle Due Sicilie del 9 dicembre 1856, si leggeva: "Un individuo, da pochi mesi entrato con male arti al real servizio militare, osò ieri uscir di riga mentre sfilavano le truppe al Campo, e spingersi avverso la Sacra Per-