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gran molo lanciato verso il Levante. La marina e l’esercito stavano agli antipodi: l’esercito era sproporzionato al paese per esuberanza, la marina per deficienza.

Il più alto grado nella marina da guerra l’aveva il conte d’Aquila, viceammiraglio e presidente del Consiglio di ammiragliato, al quale appartenevano i viceammiragli, Francesco Saverio Garofalo, Lucio di Palma e i brigadieri Vincenzo Lettieri e Pier Luigi Cavalcante. Oltre a questi, erano ufficiali generali di marina Giovanni Antonio della Spina, primo istruttore del duca di Calabria; Luigi Jauch, Leopoldo del Re, Antonio Bracco, il marchese Girolamo de Gregorio e Antonio Palumbo. Il brigadiere Cavalcante era pure intendente generale dalla marina. Tra i capitani di vascello, ricordo Francesco e Michele Capecelatro, fratelli di Antonio e di Alfonso, e don Michele d’Urso, più noto per le sue arguzie che per l’ufficio di relatore della Corte marziale marittima. Rammento, tra gli ufficiali superiori, Scrugli, Vacca, Barone, Longo, Brocchetti, Anguissola e tra gli ufficiali più giovani, gli Acton, Civita, D’Amico, Martini, Vitagliano, Persichetti, Accinni, Turi, Libetta, Lubrano, Cottrau, Romano, Palumbo, Sanfelice, Corsi e Serra, i quali entrarono tutti nella marina italiana.

Napoleone Scrugli, che divenne poi aiutante di campo di Vittorio Emanuele e morì senatore del Regno d’Italia, era calabrese e comandava nel giugno del 1860 la pirofregata il Tasso, che si arenò alla foce del Tronto. Giovanni Vacca, che fu uno dei tre ammiragli di Lissa e il solo che avesse avuto una felice ispirazione in quella triste giornata, comandava il Valoroso, poi fu promosso e comandò il Monarca. Edoardo d’Amico, che fu prima capo dello stato maggiore della squadra di crociera, la quale non seppe impedire lo sbarco di Garibaldi a Marsala, e poi ebbe lo stesso ufficio col Persano a Lissa e passò con costui dal Re d’Italia sull’Affondatore, comandava la Maria Teresa, ed era stato incaricato, l’anno prima, di gettare il cavo telegrafico fra Otranto e Vallona. Carlo Longo, che comandò il dipartimento marittimo di Genova, era commissario del Re presso il tribunale di guerra e marina. Tutti e tre erano capitani di fregata. Qui aggiungo, che allo sbandamento della marina contribuì, più di ogni altra cosa, una certa leggerezza di carattere, nota caratteristica di quella ufficialità pur così intelli-