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alla marina le stesse cure che dedicò all’esercito, a differenza del suo avo, ai cui tempi la marina napoletana si distinse, combattendo accanto all’inglese. Se Ferdinando II non temeva un’invasione dalla parte di terra, non prevedeva gravi pericoli dal mare. Fu per questo che lasciò le coste indifese. I pochi porti di Calabria, di Sicilia e dello stretto di Messina non erano in grado di opporre seria resistenza. Sebbene nato in Sicilia, il Re non aveva la passione del mare; dopo il 1848 non passò lo stretto che una volta sola; e dovendo recarsi nelle Puglie per il matrimonio del duca di Calabria, affrontò il viaggio di terra nel cuore dell’inverno.

L’organizzazione della marina rimase però superiore a quella degli altri Stati italiani, tanto che il conte di Cavour, ministro della marina in Piemonte, ne adottò le ordinanze, le manovre e i segnali di bandiera, che mancavano alla flotta sarda e prescrisse per gli ufficiali la divisa napoletana.

L’armata si componeva di due vascelli da 80: uno ad elica, il Monarca; l’altro a vela, il Vesuvio; di tre fregate a vela: la Partenope, l’Amalia e la Regina; di due ad elica: la Farnese e la Borbone, che poi divennero la Garibaldi e l’Italia. V’erano inoltre sei fregate a vapore a ruote: il Guiscardo, l’Ercole, il Tancredi, l’Ettore Fieramosca, il Veloce e il Fulminante; quattro corvette a vapore: il Miseno, la Maria Teresa, il Palinuro e il Ferdinando II; e due a vela: la Cristina e l’Amalia; quattro brigantini a vela: il Valoroso, l’Intrepido, lo Zaffiro e il Principe Carlo, e cinquanta bombarde e barche cannoniere.

La marina mercantile era formata quasi interamente di piccoli legni, buoni al cabotaggio e alla pesca e la montavano più di 40 000 marinari, numero inadeguato al tonnellaggio delle navi. La navigazione si limitava alle coste dell’Adriatico e del Mediterraneo, e il lento progresso delle forze marittime non consisteva nel diminuire il numero dei legni ed aumentarne la portata, ma nel moltiplicare le piccole navi. La marina mercantile a vapore era scarsissima, non ostante che uno dei primi piroscafi, il quale solcasse le acque del Mediterraneo, fosse costruito a Napoli nel 1818. Essa apparentemente sembrava la maggiore d’Italia, mentre in realtà alla sarda era inferiore, e anche come marina da guerra, era scarsa per un Regno, di cui la terza parte era formata dalla Sicilia e gli altri due terzi formavano un