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monio fra il duca di Calabria, che contava ventidue anni e la principessa Clotilde di Savoia, che ne contava quindici. La Stella di Mantova doveva suggerire al Re quest’idea e deciderlo ad attuarla. Alda, dunque, rivolta al marchese di Mantova, declamò queste due stanze, il cui senso, benché ascoso, era chiarissimo e muoveva la principessa di Camporeale a gridar dalle quinte: coraggio, Teresa, ci va della patria!
Ma bada: ai pargoli che vuoi felici |
Un fremito scosse tutta la sala, ma il solo che si mostrasse indifferente e quasi inconscio, fu il principe ereditario, il quale durante lo spettacolo tenne quasi sempre gli occhi bassi, intento solo a stropicciarsi le ginocchia. Quei lumi, quella gente, tanta ricchezza di vita non ebbero la virtù di commuoverlo! Il Re parve contento dello spettacolo, ma quando fu finito, levandosi per andar via, disse non senza sarcasmo a voce alta: "Vi che m’ha fatto ’a duchessa stasera!„1 E veramente Alda fu l’eroina dello spettacolo, al principio del quale avvenne un incidente imbarazzante. Dimenticando la presenza di Adolfo Rothschild, il Siniscalco, nella seconda scena dell’atto primo, disse al Podestà com’era scritto nel dramma:
. . . . . . . . . . . . . . . è forse |
Attori e pubblico si avvidero della inopportunità di questi versi, ma quando più rimedio non v’era. Rosthschild finse di non essersene accorto. Della Stella di Mantova, piena di allu-
- ↑ Vedi, che mi ha fatto la duchessa questa sera!