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E il duca, punto nel vivo, replicò:

A riacquistar la palma il duca Proto,
Or che il gusto del critico ha capito
Tragedieravvi Giuda Iscarioto.

Ma il teatro veramente di moda, dopo il San Carlo e che continuò ad esserlo anche dopo il 1860, era quello dei Fiorentini. Un teatro di prosa, come quello, Napoli non ha avuto più. Vi recitavano ed erano nella freschezza dell’età, Fanny Sadowski, divenuta l’idolo del pubblico. Achille Majeroni e Michele Bozzo, idoli anche loro: il primo dei giovani, specie quando rappresentava la parte di Saul nella celebre tragedia dell’Alfieri, e il secondo delle signorine sentimentali. E v’erano Luigi Taddei e Adamo Alberti, due artistoni di prim’ordine, massime il primo che può chiamarsi senza esagerazione il principe di tutti i caratteristi passati, presenti e futuri; i coniugi Marchionni, Luigi Monti ed Angelo Vestri. Compagnia come non se n’è più viste e affiatamento completo fra tutti. Il Taddei era un po’ poeta. In una sua lunga poesia inedita contro i fogli teatrali, scriveva:

. . . . . . . . . . . . . .
Chi non sa il traffico
Dei giornalisti?
Danno il battesimo,
Sputan sentenza,
Si eriggon giudici
Per eccellenza.
Oggi t'innalzano
Fino alle stelle,
Doman ti levano
La prima pelle.
. . . . . . . . . . . . . .

Benchè Adamo Alberti avesse, come ho detto, il monopolio del teatro di prosa e una sovvenzione di quattromila ducati; un’incredibile gretteria vi fu sempre negli allestimenti scenici e in tutto l’addobbo dei Fiorentini. La non ampia sala era illuminata ad olio e vi si respirava un’aria quasi di mistico raccoglimento. C’era un’orchestra, ma ahimè, quanto strimpellata! Però, per valore di artisti e scelta di opere, non si poteva desiderare di meglio. Una buona rappresentazione in quel teatro era considerata come un vero godimento intellettuale dalle persone colte, perchè ogni produzione di qualche valore aveva il