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poli lodi e onori, pari a quelli che vi raccolse la marchesa del Grillo. L’eco della sua fama giunse nelle provincie e in breve, il nome di Adelaide Ristori divenne popolare in tutto il Regno, e gli studenti, tornando a casa nelle vacanze, la portavano a cielo, oscurando la fama della Sadowscki, la quale seguitò non per tanto ad avere sempre i suoi partigiani appassionati.

Nell’agosto dello stesso anno il Fondo tornò teatro di musica. Vi cadde la Rita del Roxas ed uguale insuccesso, forse peggiore, vi ebbe nell’aprile del 1858 la Gioventù di Shakespeare, opera semiseria dei maestro Lillo.

Ebbe esito incerto il Pipelet, con la Zenoni e il Conti, e senza infamia e senza lode passò il Barbiere di Siviglia, con la Guarducci, proclamata la più simpatica delle Rosine e che sposò poi Alfonso Catalano Gonzaga, dei duchi di Cirella. Al periodo musicale successe altro periodo di prosa, e nel febbraio del 1859 si rappresentò allo stesso teatro Noemi o la figlia di Caino, tragedia spettacolosa di Domenico Bolognese, scritta per la Ristori. Ebbe un successo trionfale. Vincenzo Torelli scriveva: "un successo più clamoroso, un entusiasmo teatrale più deciso di quello prodotto da questa tragedia, non è a nostra notizia. Rompere a mezzo il gesto, la parola, un movimento le cento volte, sono prove di avvenimento più che straordinario, unico„. La Ristori era Noemi e Achille Majeroni, Caino. "Tutti vestiti di pelle, continuava il Torelli, la Ristori era una bellezza, una perfezione e Majeroni, un gigante di forme e di modi; quella l’angelo dell’amore e della pietà, questi il colosso del delitto e del rimorso„ . La figlia di Caino popolò stranamente quel teatro, d’ordinario spopolatissimo e rese quasi deserti i Fiorentini, dove si dava una Bertrada, inconcludente tragedia del Proto, il quale, smessi i furori quarantotteschi, si era dato al teatro. Gli attori della Bertrada recitavano alle sedie e ai palchi vuoti, benché vi prendessero parte la Sadowski, Bozzo e Romagnoli, e Achille Torelli cercasse difenderla con un articolo. Felice Niccolini vi fece su quest’epigramma:

Scellerato Caino! ognor crudele,
Vivo, uccidesti l'innocente Abele;
Or sulla scena apparso, appena noto,
Uccidesti Bertrada e il duca Proto.