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pitavano. Era passato qualche anno dal suo arresto, dall’attentato nel carcere di Santa Maria Apparente e dalla sospensione del giornale. Su quel misterioso fatto il Torelli non disse mai verbo, neppure dopo il 1860. Per la prima volta, recentemente, ne ha parlato, con particolari esatti. Pasquale Turiello;1 particolari non esaurienti però, perchè il Turiello non indaga chi fosse il cortigiano che avrebbe confidato al Torelli le parole del Re, a proposito della cura idroterapica, e dal Torelli riferite^ in una lettera anonima stampata neìl’Omnibus, forse per mettere un po’ in luce il nome del professore Tartaglia, il quale iniziava in Napoli la cura della idroterapia. Il Re aveva detto queste innocenti parole "Acqua fresca, miracoli, miracoli!„: ma sospettosissimo com’era, s’impensierì e s’irritò di vederle pubblicate testualmente, perchè in quella stessa conversazione, presenti la Regina, Alessandro Nunziante e il maggiore Severino, egli aveva tenuti altri discorsi e fatta una volgarissima ingiuria all’indirizzo di lord Palmerston. Il Re voleva quindi sapere dal Torelli chi gli avesse scritta quella lettera, ed avendo questi risposto di non saperlo, ordinò che fosse mandato a San Francesco. E tornando a insistere, o l’altro seguitando a negare, ordinò che fosse tradotto in Santa Maria Apparente, dove il malcapitato, entrando, fu aggredito da un camorrista, armato di rasoio. Don Vincenzo si difese disperatamente dai colpi che gli avventava al collo l’assassino, il quale morì di morte misteriosa, pochi giorni dopo. E poichè dei due cortigiani, alla presenza dei quali il Re aveva pronunziato quelle parole e lanciata la ingiuriosa sconcezza all’indirizzo di Palmerston, uno era il Nunziante, i maggiori sospetti caddero su lui; ma nessuna prova si ha che questi avesse armata la mano dell’assassino, e l’avesse fatto morire misteriosamente due giorni dopo. Il fatta impressionò tutta Napoli, il Torelli s’ostinò a non parlare e il Re, visto che tutto era inutile, lo restituì in libertà. L’Omnibus riprese le pubblicazioni, ma don Vincenzo uscì dal carcere politicamente mutato. Il suo zelo per i Borboni intiepidì di molto. Per un assassinio tentato e un altro consumato, non vi fu processo, neppure pro forma! L’autore della lettera anonima, causa

  1. P. Turiello, Dal 1848 al 1867, nella Rivista storica del Risorgimento italiano, diretta dal prof. Manzone. — Volume I, fascicoli 3 e 4.