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Parecchi scrittori del Nomade e dell’Omnibus non negavano la loro collaborazione, gratuita s’intende, al Diorama, diretto dallo stesso Antonio Capecelatro, impiegato al ministero di marina poi direttore generale delle poste italiane e che ora, vecchio, vive a Napoli in onorato riposo. L’ufficio del Diorama era in piazza San Ferdinando, sull’antico caffè d’Europa, in un appartamentino interno, sotto l’ufficio dell’Omnibus, e lo frequentavano, dopo la morte di Ferdinando II, Cammillo Caracciolo, Gaetano Trevisani, Raffaele Masi, Saverio Baldacchini, Floriano del Zio, Guglielmo Capitelli, Federigo Quercia, Cecchino Vulcano e Luigi Indelli, i quali ne erano anche gli scrittori ordinarii. Il Capitelli ha pubblicato, testé, nel suo Excelsior, parecchi ricordi del Diorama, che non son tutti. Il Capecelatro era convinto unitario fin d’allora e forte giuocatore di scopone, il quale illustrò con un opuscolo che levò rumore. Lo scopone era considerato un giuoco eminentemente scientifico, e contava glossatori e partigiani ferventi. Don Michele Agresti era uno di questi ultimi, e in casa sua si giuocava lo scopone tutte le sere. Egli, grande magistrato per dottrina e probità, avviava i giovani alunni di giurisprudenza alla scienza dello scopone, persuaso che fosse un utile esercizio della mente per calcolare e ragionare.
Tommasino Arabia e il fratello Francesco Saverio, poeti ed avvocati, erano venuti di Calabria e avevano fondato nel 1856 Lo Spettatore Napoletano, rivista mensile che durò due anni. Stanislao Gatti dirigeva il Museo di scienze e letteratura, importante effemeride, nella quale egli, il valoroso uomo, con Stefano Cusani e Giambattista Ajello, diffuse le dottrine di Hegel tra gli studiosi. Era anche poeta e uomo di società. Dopo il 1860 fu consigliere di prefettura e morì prefetto di Benevento. Spirito colto e sdegnoso, ebbe più ammiratori che amici. Più varia e completa rivista era il Giambattista Vico, fondata dal conte di Siracusa. Si occupava di storia, di filosofia, di matematica, di medicina, di archeologia ed economia politica. Usciva ogni mese, stampata nitidamente dal libraio Dura. Vi collaboravano uomini e giovani chiarissimi nel mondo scientifico e letterario: Carlo Troja, i cassinesi Tosti e De Vera, Giuseppe Fiorelli, Salvatore de Renzi, Carlo de Cesare, Guglielmo Guiscardi, Gaetano Trevisani, Remigio del Grosso, Costantino Baer, Federigo