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dettero alimento queste parole, e più ancora i sospetti, poiché il Bermudez ebbe, o meglio lasciava credere di aver avute avventure galanti con belle e auguste dame. Dopo aver seguito Francesco II a Gaeta e rimastovi durante l’assedio, lo seguì a Roma. Era così insopportabilmente sciocco, da non essere inverosimile che quelle parole rivelassero un’ultima vanità di lui, quella di lasciar credere di avere avuta la figliuola da Sovrana, o da qualche principessa di sangue reale. I testamenti furono depositati presso il consolato di Spagna in Roma, e ne fu rilasciata dal console copia autentica alla nostra Consulta araldica in data 3 luglio 1886, perchè egli lasciò alla figliuola, che era in educazione in Inghilterra, oltre alla sostanza, il titolo di principessa di Santa Lucia, che le fu riconosciuto dal governo italiano con decreto reale del 19 dicembre 1886. Donna Maria Salvatore Bermudez, la quale sposò il cadetto di una nobile famiglia spagnola, possiede oggi la Farnesina.

Rappresentava la Santa Sede il nunzio Innocenzio Ferrieri, che aveva per uditore monsignor Sanguigni, morti entrambi cardinali, il primo nel 1887, e il secondo nel 1882, e per segretario, l’abate don Gaetano Aloisi, ora eminentissimo cardinale Aloisi Masella. Incaricato di affari per il Piemonte era il conte Giulio Figarolo di Gropello, poco più che trentenne. Aveva molto accorgimento, nonostante l’età giovanile. Egli restò a Napoli sino al febbraio del 1860, e nel 1858 sposò Maria de Bray, figlia del ministro di Baviera alla Corte di Pietroburgo e della principessa Ippolita Dentice di Frasso. Imparentato strettamente coi Dentice, coi Bugnano e altre famiglie dell’aristocrazia, Gropello continuò ad essere l’enfànt gaté del mondo elegante e l’amico dei liberali del patriziato, non numerosi, ma colti, come Camillo Caracciolo, Giovanni e Maurizio Barracco, i Casanova, i Giordano, Atenolfi, D’Afflitto, Gallotti, Antonacci e i fratelli Pandola. La legazione sarda divejine via via un focolare di cospirazione nazionale, mentre il Consolato faceva più aperta propaganda, distribuendo manifesti e giornali, soprattutto il Corriere Mercantile e rilasciava passaporti a quanti volevano emigrare in Piemonte. Il console generale era il Fasciotti, morto di recente senatore del Regno. La legazione e il consolato di Sardegna avevano sede alla Riviara, la prima al palazzo Ottaiano, dov’è oggi l’albergo della Rivière, al numero 127, e il secondo