un cornetto acustico, il quale diveniva, all’occorrenza, una risorsa diplomatica: aveva spirito ed alcuni suoi motti gli sopravvivono. Alla vigilia della rottura delle relazioni fra Napoli e l’impero francese, prevedendo, in una pubblica cerimonia, qualche sfogo vivace da parte dell’Imperatore, pose il cornetto in saccoccia. Lo sfogo ci fu, anzi credo che Napoleone III parlasse un po’ forte; ma quando finì di parlare, Antonini, senza scomporsi, rispose: “ Sire, je vous demande pardon; je n’ai pas écouté un seul mot de ce que Votre Majesté m’a dit; j’ ai oublié mon cornet acustique„. Rise l’Imperatore e parve rabbonito. Antonini apparteneva alla vecchia scuola diplomatica, ne possedeva le malizie e anche le risorse. Parlava poco, ma sempre a voce alta come i sordi. Era personalmente assai stimato, e nel 1852 il Re gli concesse il titolo di marchese, in considerazione dei lunghi e onorati servizi. Avendo poca cultura, si faceva delle illusioni circa le cose d’Italia. Nei primi giorni del 1859, stando a Bruxelles e passeggiando nel Parc Royal con l’aggiunto Ernesto Martuscelli, incontrò il duca di Brabante, allora principe ereditario, oggi Re del Belgio. Il duca lo fermò e salutò con molta deferenza, e caduto il discorso sulle cose d’Italia e sulla guerra che si credeva inevitabile, dopo le parole di Napoleone all’ambasciatore d’Austria, Antonini disse a voce alta: “Elles sont des utopies de Balbo et de Cavour„. E il duca di Brabante, a voce bassa, rivolgendosi al Martuscelli, esclamò: “C’est drôle! il appelle ça des utopies„!. Quando, morto Ferdinando II, Antonini tornò a Parigi, preferiva a tutt’i divertimenti il giuoco del whist in sua casa, Rue d’Angoulême, Saint Honoré, col nunzio pontificio monsignor Sacconi, suo intimo, il quale andava in furore quando perdeva poche lire, essendo avarissimo. Nel luglio di quello stesso anno 1859, Antonini aveva invitato a pranzo tre ufficiali superiori dell’esercito napoletano reduci da Liége, dove erano andati per acquisto di armi. Questi uffiziali giunsero con un’ora di ritardo, perchè sbagliarono l’indirizzo. Stanco d’attendere, il vecchio diplomatico brontolava, con qualche vivacità e arguzia: “Voilà ces militaires, ne sont pas civiles!„ . La sua sordità era spesso cagione di equivoci umoristici. Tornando una volta da Napoli, Napoleone gli chiese come stesse il Re; e lui, credendo che gli chiedesse come era stato il mare durante il viaggio, riepose: affreux, e l’Imperatore non si potè tenere dal ridere.