Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/116


— 100 —

gno a questi suoi ministri, e il duca di San Martino, generoso e leale uomo, vi si rassegnò; non così il Petrulla il quale, dovendo inviare a Francesco II alcune migliaia di fiorini, che l’Imperatore e gli arciduchi mandavano al detronizzato Sovrano, ne ritenne quelle che credeva essere sue competenze, e la minor parte della somma inviò a Roma. Il Re ne fu così offeso, che immediatamente gli ordinò di dare la consegna della legazione al regio incaricato di affari a Dresda, Ernesto Merolla, che la resse sino all’arrivo del nuovo ministro, Antonio Winspeare. Il Petrulla si ritirò più tardi a Trieste, dove morì da nessuno compianto, lasciando erede della sua cospicua sostanza il principe Vincenzo Pignatelli Denti, suo parente per parte di madre. E il Pignatelli, sia detto a sua lode, sentì il dovere di restituire a Francesco II la somma indebitamente ritenuta.

Il Capece Galeota, dei duchi della Regina, era ministro a Pietroburgo; il conte Grifeo, a Berlino; il marchese Riario Sforza, a Madrid, e il conte Giuseppe Ludolf, a Roma. Segretario di legazione a Londra era Raffaele Ulisse, che pochi oggi ricordano con questo nome, ma molti rammentano col nome di Ulisse di Barbolani, anzi, con quello più recente, di Barbolani di Cesapiana: ottimo uomo, che rappresentò più tardi l’Italia in legazioni importanti e fu, innanzi tempo, messo in riposo dal Crispi. Tra i principali incaricati di affari, ricordo Guglielmo Ludolf a Monaco di Baviera; l’aquilano Canofari, a Torino; Augusto Milano, duca di Santo Paolo, a Firenze, e Giacomo de Martino, destinato a Rio Janeiro dove non andò mai. Tranne l’Ulisse e il De Martino che, in posizioni diverse, figurarono dopo il 1860, tutti gli altri copre un malinconico oblio. Il principe di Carini, Antonio La Grua e il conte Luigi Grifeo erano siciliani come Petrulla; e il Capece Galeota aveva sposata nel 1856 la bellissima vedova del principe Pignatelli Cerchiara, la quale assai brillò, per lo spirito e il talento, alla Corte di Pietroburgo ed era figliuola di Emilio Capomazza. Morto il Sangiuliano, il quale era succeduto al Ludolf in Roma, il De Martino vi fu destinato in sua vece, e da Roma non si mosse che quando fu nominato ministro degli esteri nel ministero costituzionale di Francesco II. Il principe di Carini dipingeva discretamente e si occupava di arte; non godeva gran credito come diplomatico, ma era un perfetto gentiluomo ed aveva in moglie una figlia del generale