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moglie non lo segui a Vienna. Il Petrulla corrispondeva direttamente col Re, e quasi tutti i lavori della legazione, anche i più intimi, erano da lui affidati a certo Visslonek, giornalista polacco d’incerta fama. Mutò varii aggiunti di legazione; ebbe, tra gli altri, Giorgio di Brocchetti, Ulisse di Barbolani e il duca di San Martino di Montalbo, che vi era stato destinato da Roma.

Giorgio di Brocchetti, fratello dell’ammiraglio, era uno dei più eleganti giovani diplomatici. Ballerino famoso e famoso direttore di cotillons, invano si riconoscerebbe oggi sotto l’umile veste di prete dell’Oratorio. Dopo il suo ritorno da Vienna, entrò a prestar servizio nel ministero degli affari esteri e vi stette fino al gennaio del 1859. Il primo febbraio di quell’anno, si fece frate, ed oggi onora, con la pietà e gli studii, l’ordine di San Filippo. Ricorda, non senza compiacenza, che in una delle brevi assenze del Petrulla da Vienna, egli, il Di Broochetti, annunziò pel primo al governo napoletano il fidanzamento dell’Imperatore d’Austria che aveva 23 anni, con la sua cugina Elisabetta di Baviera che ne contava appena 16, ed era di maravigliosa bellezza. Fu un matrimonio di passione. In una festa ad Ischl, l’Imperatore ballò con lei tutta la sera e le offri dei fiori. Pochi giorni dopo si fidanzarono ufficialmente. La bellissima creatura, che doveva poi essere tanto infelice, fu chiamata "la piccola rosa di Baviera„. Le nozze si celebrarono nell’aprile del 1854, ed ebbero una nota romantica che ancora si ricorda. Il Di Brocchetti non rivide più il Petrulla; anzi, incontratisi nel 1860 a Napoli, per le scale del ministero degli esteri, essendo il Di Brocchetti già divenuto prete dell’Oratorio, non si salutarono neppure. Il Petrulla, benché vecchio, era impetuoso, superbo, odiatore del mondo e avido di danaro, ma non privo di una certa acutezza diplomatica. Se le lettere scritte da Vienna a Paolo Versace nel 1856 e pubblicate da Giuseppe Carignani, nella vita del Versace, furono scritte da lui, come tutto lascia supporre, egli non s’ingannava nel falso indirizzo della politica del Re di Napoli, e non a torto ne prevedeva i tristi effetti; ma neppure a lui il Re dava retta. Il Petrulla chiuse malamente la vita. Restò ministro di Napoli a Vienna anche dopo il 1860, come restò il San Martino a Madrid. È noto che l’Austria e la Spagna non riconobbero il Regno d’Italia che dopo la guerra del 1866. Francesco II, non più Re, non poteva corrispondere alcun asse-