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CAPITOLO VI


Sommario: La diplomazia napoletana — Il principe di Petrulla, ministro a Vienna e i suoi foschi precedenti — Giorgio di Brocchetti, diplomatico e frate — Altri ministri ed aggiunti — Il principe di Carini, il marchese Antonini e Giacomo de Martino — Rivelazioni e aneddoti — Il corpo diplomatico accreditato a Napoli — Bormudoz de Castro, le sue sciocchezze erotiche e le sue ingordigie — Un testamento vanitoso — Il nunzio Ferrieri e il conte di Gropello — Le alte cariche di Corte — Gentiluomini di camera e maggiordomi di settimana, detti chiavi d’oro — Gli aiutanti generali, la segreteria particolare e il cameriere particolare del Re — Il padre Pompeo Vita e il padre Niccola Borrelli — Particolari curiosi — La Corte della Regina — Medici, avvocati, architetti e altri uffici di Corte — Confessori e istruttori — La politica ecclesiastica del Re — Arcivescovi e vescovi — Pastori miti e pastori zelanti — Monsignor Mucedola e il cardinal Riario Sforza — Un aneddoto di pochi anni dopo — La Consulta di Stato — Monsignor Salzano e le sue facezie plebee — Altri consultori e relatori — Monsignor Caputo e Antonio Scialoja.


Sino al 21 ottobre 1856, la storica giornata in cui i ministri di Francia e d’Inghilterra, abbassati gli stemmi, lasciarono Napoli, il Regno stette in rapporti diplomatici con quasi tutti gli Stati d’Europa. A Vienna, a Parigi, a Pietroburgo, a Londra, a Berlino, a Madrid e a Roma c’erano inviati straordinarii e ministri plenipotenziarii; negli Stati minori, incaricati di affari, e cosi pure negli Stati Uniti e nel Brasile, sole potenze non europee nelle quali il Regno avesse rappresentanza diplomatica. Il ministro napolitano a Madrid era accreditato anche presso la Corte portoghese. Ministro a Londra era il principe di Carini, succeduto al Castelcicala; il marchese Antonini era ministro a Parigi; e a Vienna, il principe di Petrulla, uno dei pochi patrizii siciliani che nel 1848 rimanesse devoto ai Borboni e per