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Corpo diplomatico, sia sulle persone attinenti alla Corte e componenti il Governo, ha fatto assai cattiva impressione il conoscere che non avendo ricevuto dal mio Governo ordine alcuno, non aveva fatto a S. M. le congratulazioni a nome di S. M. il Re nostro augusto Sovrano e del Governo Sardo.
Moltissime persone mi fecero ripetute questioni su tal riguardo, ed io, come meglio potei, dava alle medesime quelle risposte che mi parevano più del caso, ma ebbi luogo ad accorgermi che non soddisfacevan gran fatto.
Mi venne raccontato che un alto personaggio di Corte fece osservare a S. M. che il rappresentante sardo non era ancora venuto a fargli le debite congratulazioni in nome di S. M. e del Governo Sardo, e che il Re gli avesse risposto: — non potersi attribuire tal circostanza che ad un oblio involontario, od a smarrimento del dispaccio relativo alla medesima, e non provarne perciò nessun risentimento contro la Corte di Sardegna. —
Venne notato che nell’ultimo circolo, che ebbe luogo a Corte, il giorno di Natale, S. M. si degnò trattenersi meco più a lungo che con gli altri rappresentanti esteri.
In seguito a questo dispaccio, il Ministro degli Affari Esteri indirizzava al Gropello questa nota:
L’orribile attentato commesso contro la persona di S. M. il Re delle Due Sicilie ha prodotto il più profondo senso dì orrore nell’animo di S. M. il Re nostro augusto Signore e del suo Governo. La S. V. Ill.ma si è resa interpetre di tali sentimenti facendo testimonianza a S. M. Siciliana della profonda indignazione con cui sarebbe udito da tutti l’iniquo tentativo, ed esprimendole in nome di S. M. e del suo Governo le più sincere congratulazioni nel vedere la sacra sua persona per mano della Provvidenza scampato da tanto pericolo. Approvo e lodo perciò tutto quanto la S. V. fece in questa occasione....
Per il Ministro |
Napoli, 5 gennaio 1837.
Il Governo Napoletano continua a fare le più pressanti istanze presso i detenuti politici e sopra tutto presso le disgraziate loro famiglie onde esse con la dolce violenza delle loro preghiere e delle loro lacrime costringano i miseri prigionieri ad implorare grazia...
- ↑ Ripeto che il conte Roggero Gabaleone di Salmour era segretario generale del Ministero degli affari esteri a Torino, Cavour fece a lui firmare quella nota.