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poi intieramente isolato. Varî indizii, a quanto dicesi, ha già il Governo a tal riguardo ma fin ora ogni cosa è tenuta segretissima.

Due soldati nello stesso giorno dell’attentato si gettarono da alto in basso dopo esser ritornati dal campo: assicurasi che i medesimi erano amici del Milano.

Dalle disposizioni, che prende il Governo, chiaramente apparisce che in alto si ha paura, e la paura sul trono fù sempre madre feconda di persecuzione.

Questo Governo si aggira sempre nel circolo vizioso della reazione ora sfrenata ed ora più calma, ma sempre a pressione e danno delle popolazioni: quindi io temo assai che il tristissimo esempio del Milano non produca amari frutti, tanto più se questo governo continua ad infiammare le passioni ed a dare impulso al male.

A me pare che l’impressione, che per colpa del Governo Napoletano, ritrasse questo paese dal tentato regicidio, sia di così triste natura da far nascere nei consigli delle Potenze Occidentali serie apprensioni e timori ed indurle quindi a cercar mezzi atti a far cessare un sistema, che, sconvolgendo le nozioni del bene e del male, non può a meno che far nascere gravi pericoli alla causa della Monarchia e dell’ordine pubblico non solo in questi Stati, ma anche in altri paesi d’Europa.

Queste sono le tristi considerazioni che mi fece nascere l’attento esame dello stato della pubblica opinione: mio malgrado fui strascinato a parlar di così doloroso soggetto, ma potendo l’attentato sulla persona del re esser cagione di funeste conseguenze per la causa d’Italia e temendo che il medesimo non sia attribuito alle ispirazioni del partito liberale, ho creduto dover mio il dimostrare colla narrazione esatta dei fatti a chi debbasi attribuire la responbilità dell’avvenuto.


Napoli, 19 decembre 1856.


Il sig. Barone Hellner aiutante di campo di S. M. l’Imperatore d’Austria, inviato da Vienna a questa Corte onde rimettesse a S. M. Siciliana una lettera del suo Sovrano ed in pari tempo lo complimentasse di essere scampato al pericolo corso l’8 di questo mese, venne ricevuto ieri l’altro dal Re con tutti gli onori dovuti all’alto suo grado. È questi il primo inviato delle Corti estere che in questa circostanza sia giunto in Napoli. Attendesi da un momento all’altro l’arrivo del sig. Priore Covoni che apporterà a questo Sovrano le felicitazioni del Gran Duca di Toscana. All’infuori di questi due non si sa se altri ne arriveranno. Speravasi dalle persone di Corte che l’Imperatore dei Francesi avrebbe mandato un qualche suo aiutante di campo a felicitare S. M., ma alle speranze parmi già