Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/79


— 69 —

renti ad un attentato come quello ora commesso sulla persona del suo Sovrano addimostrò che ben conosceva a chi andava addebitata la responsabilità dei mali che lo opprimono.

Nella triste occorrenza, di cui ragiono, tatti fecero il loro dovere – il popolo, il clero e l’armata - il solo Governo non ha saputo afferrare l’occasione, che gli si presentava, di scoltar in suo favore qualche simpatia nel paese, prepararsi potente arma a difesa verso le Potenze Occidentali.

Ora tutti i realisti vanno dicendo che il Re è stato tradito da chi gli dissuaso di accordar la grazia, e se ne stanno di cattivissimo amore, perché si accorgono che quel fatto, che a parer loro doveva riuscir favorevole alla loro causa, produsse invece risultati all’intutto contrari.

L’abborrimento al sistema attuale di governo si accrebbe di molto, ed è a temersi che ne avvengano nuovi tristissimi casi a provarlo.

Il Governo frattanto ricominciò come io presentiva una più dura reazione.

Non contento della punizione del colpevole, mando ora nelle Calabrie il Commissario di polizia, Despagnolis, conosciuto per la sua ferocia con ordine di porre in arresto tutti i membri della sventurata famiglia Milano, tutti i compagni di lui nel Collegio Italo-Greco, e tutte le persone sospetto di liberalismo.

In Napoli si vanno pur anco facendo arresti: tutti coloro che conobbero il soldato Milano vivono nella più grande apprensione: molti già sono in carcere; molti fuggirono nelle provincie e con tutta segretezza seppi che otto di costoro ottennero rifugio sulla corvetta Inglese Malacca, ancorata in questo porto.1

La polizia senza ordine e consiglio addiviene all’imprigionamento di ogni classe di persone, e non si sa dove finirà questa novella recrudescenza.

I Calabresi vengono respinti dalla Capitale; o giunti nella loro provincia, sono sottoposti alle più tristi vessazioni.

Le Calabrie soffriranno di bel nuovo di quel sistema di persecuzioni, che dopo il quarantotto, vi spiegò il Colonnello Nunziante, siccome nelle persecuzioni il più gran male non è già il supplizio, ma bensì il segreto calunniatore, così in quei disgraziati paesi non vi sarà più pace e tranquillità, potendo ogni onesto cittadino venir occultamente accusato e posto in carcere.

Si fecero par anco vari arresti nelle truppe acquartierate nella Capitale, e si incomincia a credere che il fatto del Milano non sia

  1. Furono invece due soli: Falcone e Nociti, e la corvetta fu la Surprise.