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Colà avvenne la funzione della degradazione militare, ed ebbero luogo tutti quei lugubri e feroci atti, che costituiscono, secondo il codice Napoletano, il quarto grado di pubblico esempio e che accompagnano e seviziano gli ultimi momenti del condannato, triste reliquie dell’inumane forme dell’inquisizione spagnuola.
Durante tutto questo tempo, il soldato Milano pregava ad alta voce, baciava il crocefisso e ripeteva le parole Viva Dio, la religione, la libertà e la Patria. Salì quindi animoso il patibolo, e si compiè la giustizia umana, ma in un modo così barbaro e crudele, che il popolo mandò un grido di indegnazione, e quasi minacciava di sollevarsi, al punto che i gendarmi impugnarono le pistole, e gli Svizzeri già si apparecchiavano, caricare il fucile.
Durò un quarto d’ora l’agonia del condannato, e dopo morte il suo corpo venne indecentemente maltrattato dal carnefice.
Il terribile spettacolo commosse tutta la città la quale in un batter d’occhio conobbe il luttuoso avvenimento, ed il coraggio e la compunzione di quell’infelice. Nessuna parola di dispregio; nessun insulto è stato pronunziato contro il condannato nell’atto che passava dalla Vicaria al luogo del supplizio, fu accolto con preghiere e con lacrime. Sinistra impressione ha fatto nel popolo della Capitale il non essersi fatta grazia della vita, che tutti tenevano come certissima. A neutralizzare questa sinistra impressione, le persone di Polizia sono andate insinuando che il Re era disposto a farla, ma che il Ministro d’Austria ne lo avesse dissuaso onde il Re di Napoli non ottenesse fama di più clemente che l’Imperatore. E fuor di dubbio che il colpevole subi la tortura nella notte del lunedì al martedì per otto ore. Si volevano rivelazioni, che non si ebbero. Il reo nel Consiglio soffriva visibilmente della subita tortura, ma non ne parlò che ai suoi Padri assistenti, nel momento in cui glì venivano con gran forza bendati gli occhi. Mi vogliono torturare di nuovo? disse egli. Queste circostanze da me accennate e molte altre che ommetto, hanno commosso la popolazione napoletana: la fervida e focosa imaginazione di questo popolo meridionale fu scossa da questo fatto ed io temo assai che tristi conseguenze non ne sorgano da questo stato degli animi.
In generale i napoletani sono di natura mite, morale e sensitiva ma quanto mai ardente ed entusiastica e non si può disgraziatamente metter in dubbio che la morte del Milano non abbia per fermo prodotta sul pubblico una senzazione ben diversa da quanto dovevasi attendere.
Il Governo si è reso così odioso al paese, che egli è ansioso di uscir da un momento all’altro da una così misera condizione, qualunque sia il mezzo che gli eventi preparino e rimanendo indiffe-