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per forestiero, gliene fece allora preghiera alla quale egli ben volentieri si arrese.

Restai grandemente sorpreso nel vedere che in questa circostanza tutta l’iniziativa per le dimostrazioni di affetto a darsi a S. M. procedesse dalla polizia.

La voce del Sindaco di Napoli, unico e vero rappresentante della popolazione, non si fece sentire: la polizia sola si agitò e con quei mezzi che le sono qui proprii eccitò l’entusiasmo dei cittadini Napoletani che, credo, non ne avevano mestieri, ma qualcuno potrebbe forse dubitare della spontaneità del medesimo nell’osservare chi ne sono i promotori.

Il silenzio tenuto in questa occorrenza dal Sindaco della Capitale, è fatto tale che ha grandissima significazione: il medesimo chiarisce sempre più esser la polizia il potere che sola informa tutta l’Amministrazione dello Stato ed a parer mio tutti i mali che gravitano su questo paese, scaturiscono da questa condizione di cose.


Napoli, 18 dicembre 1856.


Io credo dover mio darle esatti ragguagli sul Consiglio di guerra tenuto ieri mattina per giudicare il soldato Agesilao Milano, colpevole dell’attentato contro la persona del Re, avvenuto al Campo di Marte l’8 del corrente mese. Dal medesimo Consiglio e dalla proedura, che in questa occasione ebbe luogo, molte circostanze relative al reo ed all’orribile misfatto vennero rese di pubblica ragiono o meritano di esser accennate.

Il Consiglio di guerra subitaneo del terzo battaglione di Cacciatori incominciò ieri l’altro a sera ad esaminare il soldato della 7a Compagnia Agesilao Milano e ieri verso le ore quattro pronunziò la fatale sentenza.

L’avvocato Giocondo Barbatelli difensore d’Officio ha presentato la difesa del reo.

Mi venne riferito che essendosi invitati tre dei primi avvocati penali della Capitale Signori Marini Serra, Castriota e Tarantini, nessuno ha voluto sotto varii pretesti accettare l’incarico: sicchè un usciere della G. Corte criminale avrebbe avuto l’ordine di impadronirsi del primo che capitassegli sotto le mani.

Il reo Milano ha fatto prova durante la seduta del Consiglio della stessa imperturbabilità che ha sempre mostrato dal primo momento dell’attentato. Egli non ha nè modificato, nè alterato la sua deposizione scritta di proprio pugno un’ora e mezzo dopo il delitto. I principali capi di essa sono che nessuno fosse suo complice, non avendo egli fatto parte a nessuno del suo disegno; che nel 1848 egli si era posto nelle bande rivoluzionarie Calabresi, comandate dal